Cronaca

Morta a 26 anni per un tumore Il perito del gup: 'Negligenze' Tra una settimana la sentenza

Nella foto, da sinistra Gian Antonio Oleotti e gli avvocati Campisani e Aiello
Ilaria Oleotti

Sarà pronunciata venerdì prossimo la sentenza del gup Christian Colombo nei confronti di Brunello Pazzoni, di Piacenza, medico dello sport presso il Centro medico diagnostico San Lorenzo di Crema, e Paolo Poggi, di Pavia, radiologo, accusati di omicidio colposo per la morte della studentessa cremasca Ilaria Oleotti, 26 anni, deceduta il 26 maggio del 2015 per un sarcoma a un ginocchio che non sarebbe stato diagnosticato in tempo. Per i due medici, il pm Carlotta Bernardini aveva già formulato le richieste di pena: due anni e sei mesi per Pazzoni, che è processato con il rito abbreviato, e il rinvio a giudizio per Poggi, che ha invece scelto il rito ordinario.

Nell’udienza di oggi il dottor Marco Gipponi, di Genova, che era stato nominato dal giudice come suo consulente, ha esposto i risultati della sua perizia. Nella condotta di Pazzoni, l’esperto avrebbe individuato aspetti di negligenza ed imperizia, in quanto il medico, che tra l’altro non avrebbe mai consegnato alla paziente alcun referto, avrebbe proseguito con una terapia definita ‘inutile’, nonostante il collega Poggi avesse consigliato di effettuare approfondimenti diagnostici. Senza le necessarie indagini, il tumore di Ilaria era passato dal terzo al quarto stadio. Più defilata, nelle conclusioni di Gipponi, la posizione di Poggi, che non avrebbe fatto altro che leggere i risultati della risonanza magnetica, consigliando poi di effettuare approfondimenti diagnostici.

Nel procedimento davanti al gup, le parti civili sono rappresentate dai genitori della giovane: il papà Gian Antonio, assistito dall’avvocato Marcello Campisani, mentre la mamma di Ilaria dall’avvocato Mimma Aiello.
“Sono esterrefatto”, ha commentato Gian Antonio Oleotti, “da una relazione rassegnata da Gipponi, che è un oncologo-senologo e che non ha specifica competenza dei sarcomi dei tessuti molli agli arti, ma solo di quelli dell’apparato digerente, e sono soprattutto esterrefatto che nella sua relazione non sia emersa l’esistenza del tumore già al 18 dicembre del 2013, quando tutti i radiologi specialisti che hanno visto il cd da me depositato era chiaro e lampante che il tumore c’era”.

Per la procura, i due imputati non avrebbero diagnosticato la malattia a Ilaria, “non consentendo il corretto trattamento terapeutico, intrapreso con un ritardo di circa nove mesi”.

In particolare, Poggi, che aveva sottoposto la ragazza, caduta improvvisamente mentre faceva danza, ad una risonanza magnetica nucleare il 18 dicembre del 2013, non avrebbe correttamente interpretato le immagini relative alla risonanza, omettendo di svolgere gli “indispensabili” approfondimenti diagnostici costituiti nella ripetizione dell’esame dopo infusione di mezzo di contrasto paramagnetico per valutare l’eventuale impregnazione contrastografica della lesione e nel non aver prescritto un esame istologico”.

Pazzoni, a sua volta, avrebbe omesso di richiedere la “necessaria consulenza specialistica ortopedica già nel dicembre 2013”, così come avrebbe omesso di valutare il progressivo accrescimento della massa e il peggioramento delle condizioni della paziente, “perseverando per mesi nella prescrizione di trattamento per ematomi nonostante il continuo accrescimento delle dimensioni” del tumore.

Nella sua requisitoria, il pm Bernardini aveva già ricostruito dettagliatamente i fatti, definendo “un’azione gravissima” quella messa in atto dai due medici. Nelle sue conclusioni, il pm si era rifatta alla relazione del suo perito, l’oncologo di Pavia Pietro Gallotti, che ha ritenuto “assolutamente incomprensibile l’atteggiamento del medico, pur specialista in medicina dello sport, che continua a far visite ed ecografie senza pensare a qualcosa di diverso dall’ematoma. E’ assolutamente incomprensibile il fatto che, pur non continuando a capire il quadro clinico, abbia perseverato per lunghi mesi a fare esami e a prescrivere terapie inutili senza pensare invece di affidare la paziente ad un altro specialista”. “Vai poi detto”, scrive Gallotti nelle sue conclusioni, “che all’esame ecografico le immagini di un sarcoma sono molto differenti da quelle di un ematoma muscolare che comunque tende a riassorbirsi rapidamente e a scomparire”.

La sentenza è attesa per venerdì 24 novembre.

Sara Pizzorni

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