Cronaca

La liuteria ha bisogno di una politica coraggiosa

Di FABIO PERRONE

Caro Direttore,

ho letto l’appello (https://www.cremonaoggi.it/2019/05/09/candidati-smettetela-parlare-liuteria/) del maestro Voltini che conosco e stimo.

Visto che la campagna elettorale offre possibilità dialettiche, mi permetto di rivolgere anche io un appello.

“Candidati di tutti i partiti e coalizioni, parlate di Liuteria! Riflettete su questo prezioso patrimonio della città e cercate soluzioni condivise per continuare a sviluppare questo bel comparto artigianale e artistico che caratterizza la nostra Città in tutto il mondo!”

La riflessione che mi permetto di proporre riguarda temi passati ma anche temi futuri. Per quanto concerne il passato, Cremona ha indubbiamente perso delle occasioni: in primis il Centro Nazionale di Restauro degli Strumenti Musicali che doveva configurarsi come organo tecnico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali specializzato nel campo del restauro e della conservazione degli strumenti musicali e dotato di autonomia speciale. Una perdita secca che ha compromesso diversi progetti di sviluppo, di ricerca, di occupazione e l’opportunità per Cremona di avere un centro di rilevanza nazionale ed internazionale riconosciuto. Negli anni successivi si è posto rimedio a questa situazione con tutta una serie di iniziative didattiche e laboratoriali che, per onestà intellettuale, non possono che essere considerate una risposta succedanea e, soprattutto, parcellizzata tra diversi Enti, progetto diversissimo da quello unitario immaginato per Cremona già negli anni Settanta dal mitico Comitato per la Salvaguardia dei Beni Liutari Nazionali che riuniva liutai, maestri della Scuola di Liuteria, Periti di strumenti musicali, Musicologi ed Esperti di restauro di diversi ambiti.

Nel 1949 (esattamente 70 anni fa) fu organizzato a Cremona il primo Concorso e Mostra Internazionale del Dopoguerra. Una ripartenza, anzi, se si vuole LA RIPARTENZA della liuteria cremonese che a fine Ottocento, in città, era si completamente estinta. Sempre nel 1949 nacque l’ANLAI di Gioacchino Pasqualini e sempre nel 1949 Cremona riprese le linee di sviluppo della liuteria abbozzate negli anni ’20 da Pietro Anelli e Giuseppe Fiorini (Scuola di Liuteria, collezione di strumenti storici, corredo stradivariano, ricerca, Fiera e commercio, turismo). Oggi, a distanza di 70 anni di duro lavoro alcuni risultati si sono visti. Ma non basta. Occorre progettare il futuro. E bisogna farlo in maniera condivisa, pena la distruzione di un comparto che, per quanto mi consta, in questi anni ha accusato il colpo con chiusure o trasferimenti forzati di alcune attività.

Illuminante può essere la rilettura delle parole di Giacomo Boni (1871!) che affermava: “Noi Italiani diamo al Lotto in una settimana tanto denaro quanto ne occorrerebbe a migliorare le nostre Gallerie e i nostri Musei; le cose che converrebbe conservare alla Patria se ne vanno all’estero come articoli di commercio; si studia poco e se si intraprende qualche cosa non si trova il coraggio di continuare”. Dopo quasi 150 anni non abbiamo ancora imparato la lezione… continuiamo a giocare al Lotto (anziché investire sul territorio… ricordate la campagna “un dollaro per Amati”?), continuiamo a perdere strumenti musicali che vanno all’estero come articoli di commercio (strumenti ad arco storici illecitamente sottratti dai nostri Conservatori, una piaga che nessuno vuole affrontare… nel 2012 i 25 strumenti ad arco rubati a Palermo! Non sono l’unico caso…), e chi ha competenze specifiche deve andare all’estero per studiare e intraprende qualche attività col coraggio che in Italia si perde per sfiancamento.

Cremona ha indubbiamente delle criticità nel comparto liutario che vanno affrontate con serietà, professionalità e competenza. Non solo. Può porsi come centro propulsore in termini didattici (non esiste, ad esempio, in Italia una scuola riconosciuta per la formazione di artigiani costruttori e riparatori di strumenti a fiato o a tastiera e anche per questa ragione l’idea di creare il Museo Anelli a Cremona poteva rappresentare una buona occasione per valorizzare non solo la storia del pianoforte cremonese ma anche per recuperare professioni artigianali in ambito musicale che stanno scomparendo e che hanno ancora possibilità di impiego professionale), scientifici e di innovazione (è “di Cremona” il primo studio scientifico sull’affidabilità delle custodie per il trasporto di violini e viole…).  

Dunque mi sia consentito di dissentire dall’amico Voltini: politici cremonesi non smettetela di parlare di Liuteria! Progettate un futuro condiviso! Molti professionisti vi sosterranno.

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