Cronaca

Violenza 'omofoba' in centro Il testimone: Dalla vittima, 'insulti razzisti' all'imputato

A sinistra la vittima, a destra l'imputato

“Gente come te, noi la mandiamo a casa loro dentro una scatola. Prima insulti razzisti, e poi le botte”. Questa la testimonianza sentita oggi in aula da un testimone della difesa nel procedimento penale contro Adnen Hamraoui, 35enne tunisino accusato di aver aggredito, perché omosessuale, Domenico Centanni, 37enne istruttore di fitness, palermitano d’origine, omosessuale dichiarato. L’episodio era accaduto la sera del primo marzo 2016 all’inizio di corso Mazzini. La vittima era stata presa a calci e pugni dall’imputato ed era finita in ospedale con naso e mascella fratturati e contusioni alla testa e al torace. Prognosi di 25 giorni. Domenico e Adnen si conoscevano di vista. Frequentavano la stessa palestra di vicolo Stella. Ed è proprio all’interno della palestra che i due avrebbero cominciato a discutere. Il teste sentito oggi è un marocchino di 36 anni residente a Cremona e collega di lavoro di Adnen. Il primo marzo del 2016 si trovava in palestra. “Andavo lì per fare pesi”. “Quella sera me la ricordo bene”, ha raccontato. “Adnan era andato ad aprire la porta di una stanza dove era in corso una lezione di fitness tenuta da Domenico. ‘Chiudi sto c… di porta’, gli aveva detto Domenico. Poi Domenico era andato a cercare Adnan dove c’è la segreteria e lo aveva minacciato con insulti volgari e razzisti: ‘Gente come te, noi la mandiamo a casa loro dentro una scatola’. Poi erano andati verso l’ascensore ed erano scesi”. Il testimone ha riferito di aver raggiunto poco dopo i due ragazzi in strada e di aver visto che si stavano picchiando. “Ho sentito Adnan dire a Domenico di stare zitto, che lo doveva rispettare perchè lui era un cliente. In strada c’era molta gente. Insieme ad altri passanti mi sono messo in mezzo e ho cercato di dividerli. Poi sono arrivate le forze dell’ordine e io ho accompagnato Adnan in ospedale”.

Secondo la versione di Domenico, che a processo è parte civile, si è trattato in tutto e per tutto di un’aggressione vera e propria: “Sono stato preso a calci e pugni per venti minuti, io mi sono limitato a parare i colpi”, aveva raccontato. “Una violenza inaudita e senza altra ragione se non l’omofobia”, aveva dichiarato il 37enne, il cui pestaggio si era consumato sotto gli occhi di una telecamera e di alcuni passanti che avevano avvertito la polizia.

Tutt’altra versione quella fornita dall’imputato, a processo difeso dall’avvocato Luca Curatti. “Mi ha aggredito lui”, si era difeso. “Io non ho pronunciato insulti omofobi. Non ho mai avuto problemi con i gay e ho tanti amici omosessuali”.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 30 settembre per l’esame dell’imputato.

Sara Pizzorni

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