Caso piscina, Ceraso va all'attacco: 'In 2 anni Comune ha speso 750mila euro'

A fronte della notizia che il Consiglio di Stato ha accolto l’istanza di Sport Management sospendendo sia il provvedimento del Comune di revoca della Convenzione sia il nuovo Bando di affidamento della gestione della piscina, non mancano le reazioni da parte dell’opposizione, e soprattutto di chi aveva osteggiato fin dall’inizio questa operazione.
“Mi chiedo se a distanza di ormai quasi 3 anni, risulti più credibile il quesito che avevo posto sia in Consiglio Comunale sia in un’interrogazione a risposta scritta a dicembre 2016” sottolinea il consigliere Maria Vittoria Ceraso, che aveva chiesto all’amministrazione di valutare l’effettiva integrità e affidabilità professionale della società stessa. “Forse chi auspica da ogni pulpito un’opposizione costruttiva e propositiva dovrebbe saperla poi riconoscere ed ascoltare nei casi in cui si manifesta senza quei pregiudizi che hanno reso fino ad oggi ogni proposta e critica della minoranza sul tema della gestione della piscina irricevibile per Sindaco, Giunta e maggioranza” evidenzia ancora Ceraso, che pone soprattutto l’accento sui costi: “mezzo milione di euro di soldi pubblici in poco più di due anni versati come corrispettivo a Sport Management, nonostante gli inadempimenti degli impegni previsti dalla Convenzione e un pessimo servizio fornito agli utenti della piscina, sui quali tra l’altro sono gravati costi non dovuti in relazione alle tariffe applicate e incassate dal concessionario per non parlare dei danni alla salute certificati anche dalle numerose chiusure dell’impianto da parte dei Nas”.
In data 22 agosto 2019, infatti, con determina dirigenziale n. 1399, “il Comune ha versato un canone a Sport Management per il periodo di gestione della piscina comunale, dal 1 gennaio 2019 al 31 agosto 2019 di euro 181.666,64. Per il precedente periodo dal 01/10/2017 – 31/12/2018 ha versato euro 340.582,58 (determina n.1237 del 26 luglio 2017)”. ha spiegato Ceraso. Tutto ciò a fronte di zero investimenti fatti sull’impianto natatorio da parte di Sport Management che anzi si è rifiutato di fare anche solo i lavori di manutenzione dovuti in base alla Convenzione” spiega ancora il consigliere.
“Tanto è vero che con determinazione dirigenziale n.1061 del 20/06/2019 il Comune ha fatto eseguire, a sue spese, dei lavori di messa in sicurezza dei locali tecnologici della piscina convertibile per un importo di euro 4.148 essendo stata disattesa la lettera di diffida del Comune che intimava entro 10 giorni a Sport Management di provvedere agli stessi. A questi aggiungiamo il costo di 6.000 euro che l’Amministrazione ha dovuto per il patrocinio e la difesa nell’appello cautelare presso il Consiglio di Stato promosso da Sport Management. E perché non sommare anche i 219.600,00 euro che il Comune ha dovuto a Fin a seguito dell’accordo di transazione stragiudiziale del contenzione intentato dalla Federazione a seguito della scelta del Comune di affidare a Sport Management la gestione della piscina?”.
Insomma “un totale di euro 750.000 euro di soldi pubblici alla voce ‘piscina comunale’ che questa Amministrazione ha dovuto sostenere per non aver ascoltato nessuno di coloro che avevano messo in guardia fin dall’inizio sull’inopportunità e i rischi di un affidamento dell’impianto natatorio ad una società che già in altri contesti aveva dimostrato di non essere affidabile rispetto agli impegni assunti nonostante Covenzioni sulla carta ineccepibili come quella che vantava di aver predisposto e sottoscritto l’Amministrazione. Tra questi c’è senz’altro la sottoscritta che ha presentato due ordini del giorno, tre interrogazioni scritte e una orale e chiesto la convocazione di due commissioni di vigilanza.”.
Tutto mentre i cittadini “sono stati vittima di disservizi e danni alla salute, non solo negli ultimi tempi della gestione ma, come scritto nelle motivazioni della revoca, fin dall’esordio dell’esecuzione della Convenzione, quindi dall’ottobre 2017. Per non parlare anche del trattamento riservato ai dipendenti che recentemente hanno intentato una causa del lavoro.
Peccato che poter dimostrare di aver avuto ragione è un’amara soddisfazione soprattutto in considerazione dell’incertezza che accompagnerà la gestione della piscina in un periodo di ripresa di tutti i corsi e attività delle canottieri in attesa di una pronuncia nel merito del Tar ed eventualmente di un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato”.