Cronaca

Tangenti in sanità: 'A Cremona 1.800 casi di tumori all'anno Vero era indispensabile'

Nella foto, l'ex dg Mariani e l'apparecchiatura Vero

“Cremona ha un’incidenza di tumori molto elevata con un alto tasso di mortalità. Proprio per questo una delle specialità di particolare rilevanza che attira anche pazienti da altre province è la Radioterapia. Tra il 2005 e il 2006 abbiamo avuto più di mille pazienti l’anno”. Lo ha detto Ida Beretta, ex direttore amministrativo dell’ospedale di Cremona, chiamata a testimoniare nel processo a carico dell’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, dell’ex direttore generale dell’ospedale di Cremona Simona Mariani e dell’ex direttore generale dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina, imputati nel procedimento sul presunto giro di tangenti nella sanità che ruota attorno all’acquisto dell’apparecchiatura oncologica ‘Vero’. La Beretta è stata chiamata a deporre dalla difesa della Mariani, così come Emanuela Parietti, medico dell’Unità operativa di Fisica sanitaria dell’ospedale. “Abbiamo avuto 1.800 nuovi casi di tumori all’anno, il 60% dei quali richiedeva cure radioterapiche”. Secondo le due testimonianze, un’apparecchiatura con le caratteristiche di Vero, per l’ospedale di Cremona, era necessaria.

Vero era stata venduta nel 2011 all’ospedale di Cremona da Giuseppe Lo Presti, imprenditore catanese e titolare di quella che fu la Hermex Italia, azienda specializzata in macchinari ospedalieri. In aula, lo stesso imprenditore aveva raccontato di aver venduto la macchina per otto milioni di euro, ammettendo di aver versato una tangente di 427 mila euro all’ex consigliere lombardo Massimo Gianluca Guarischi, il collettore di mazzette (a suo carico c’è una condanna definitiva a 5 anni per corruzione), e amico dell’ex governatore Roberto Formigoni, in cambio dello sblocco del finanziamento. Lo Presti aveva detto di aver comprato con il suo denaro dei regali per conto di Guarischi alla Mariani: un orologio Bulgari pagato 1.770 euro e un bracciale ‘tennis’ 2.700 euro, entrambi regali per Natale del 2011 e del 2012.

“Prima di Vero”, ha spiegato in aula la Beretta, “l’ospedale era dotato di attrezzature datate. Vero era un’apparecchiatura esclusiva, e proprio per questa sua particolarità, una volta ricevuto il decreto di assegnazione del finanziamento, si era deciso per la procedura negoziata, finita sulla piattaforma telematica della Regione”. Una decisione presa su imput di Ines Cafaro, l’allora direttore della unità operativa di Radioterapia e Medicina Nucleare. “Con la Mariani, invece, avevamo parlato del prezzo”. L’acceleratore Vero era stato acquistato per primo dall’ospedale Sant’Anna di Como. Lo Presti lo aveva venduto per 5 milioni di euro: “A Como”, aveva spiegato Lo Presti ai giudici, “il  macchinario era stato installato tra il 2009 e il 2010 e faceva da apripista a chi ne fosse stato interessato. Proprio per questo accordo di promozione, Como, a differenza di Cremona, aveva ottenuto un prezzo inferiore”. Dell’acquisto di Vero ha parlato oggi anche Susanna Aschedamini, direttore dell’ufficio acquisti. “La Cafaro, nella sua relazione, aveva definito Vero un’apparecchiatura dalle caratteristiche uniche ed esclusive”.

Una certezza, quella dell’unicità di Vero, che però oggi è stata messa in discussione da Maurizio Bracchi, consulente tecnico del pm Francesco Messina, che ha sostenuto di aver riscontrato “anomalie” sulla procedura del contratto di appalto, “procedura che si basava sul fatto che la fornitura di Cremona fosse unica e quindi in grado di erogare determinate prestazioni cliniche in determinati contesti”. In realtà, per il consulente, di apparecchiature per trattare le neoplasie ce n’erano diverse sul mercato, e quindi, in assenza del fattore unicità, occorreva una vera e propria gara. Al contrario, sempre secondo l’esperto, la Mariani aveva indetto la procedura senza la pubblicazione del bando per la fornitura del nuovo macchinario.

I restanti testimoni della difesa saranno sentiti nelle udienze del 2 novembre e 3 dicembre, mentre l’esame degli imputati Formigoni, Mariani e Lucchina è previsto per il 17 dicembre. Dallo scorso luglio, dopo cinque mesi di carcere, l’ex governatore della Lombardia è agli arresti domiciliari dove dovrà scontare il resto della pena (una condanna definitiva a 5 anni e dieci mesi per corruzione nel caso Maugeri–San Raffaele).

Sara Pizzorni

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