Volevano impedire lo sfratto di due famiglie, 8 condanne per interruzione di p. servizio
Volevano impedire lo sfratto di due famiglie, uno in via Massarotti e l’altro in piazza De Lera. Otto le persone finite a processo e condannate con l’accusa di interruzione di pubblico servizio: si tratta esponenti del centro sociale Dordoni appartenenti al comitato antisfratto. Entrambi gli episodi risalgono alla mattina del 20 aprile del 2015. Per Gianluca Rossi la pena più alta, sei mesi, mentre Michele Merli Grioni, Swami Cighetti, Andrea Romagnoli, Leopoldo Odelli e Alessandro Mazzini sono stati condannati a quattro mesi. Gli altri due imputati, Durim Hidri e Kennedy Tanase, gli inquilini sotto sfratto, un mese. Per tutti, il pm onorario aveva chiesto la condanna a due mesi. Alle 10 di quella mattina di quattro anni fa in via Massarotti era previsto l’arrivo di Maria Grazia Zangrandi, l’ufficiale giudiziario che avrebbe dovuto effettuare il primo accesso dell’esecuzione di sfratto nei confronti del romeno Kennedy Tanase. Su accordi presi con il proprietario, si trattava di consegnare all’inquilino una notifica di rinvio. Gli agenti della Digos arrivati sul posto avevano trovato sette militanti del comitato antisfratto che erano stati invitati a far salire l’ufficiale giudiziario presso l’abitazione per la notifica del provvedimento. I rappresentanti del centro sociale, però, non avevano consentito l’accesso. “Si erano posizionati davanti all’ingresso e ostruivano la porta del palazzo”, aveva raccontato in aula uno degli agenti della Digos chiamati a testimoniare, “così è stato chiesto allo sfrattato di scendere per ritirare la notifica”. Stesso scenario era avvenuto due ore più tardi per lo sfratto in piazza De Lera dove abitava Durim Hidri. “Il comitato antisfratto mi impediva di passare”, aveva ricordato l’ufficiale giudiziario. “Mi facevano muro davanti”. Anche in quell’occasione, considerato che sul posto non c’era la presenza di un congruo numero di personale in divisa, l’inquilino era stato fatto scendere in strada dove gli era stata consegnata la notifica. Tutti gli imputati erano difesi dall’avvocato Sergio Pezzucchi che aveva chiesto l’assoluzione, sostenendo l’insussistenza del reato di interruzione di pubblico servizio. “La funzione dell’ufficiale giudiziario”, ha detto il legale della difesa, “non è quella di cacciare le persone, ma è quella di verificare se l’appartamento sia stato effettivamente liberato, e di decidere, in base a vari elementi, se disporre un rinvio, cosa che è stata fatta”. L’avvocato Pezzucchi ha anche sottolineato che il comitato antisfratto aveva sottoposto all’attenzione della Prefettura i casi di maggiore fragilità sociale per trovare una soluzione alternativa. Per questo motivo il comitato aveva chiesto un rinvio, non mettendo in atto alcuno scontro fisico. “Di casi simili a Cremona ce ne sono cento”, ha sostenuto l’avvocato Pezzucchi. “Se per tutti si ipotizzasse il reato di interruzione di pubblico servizio, il tribunale sarebbe a dir poco intasato”. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni.
Sara Pizzorni