Galimberti: 'Onore e rispetto alla generazione dell'aprile '45 oggi così duramente colpita'

Un 25 aprile diverso dal solito, quello celebrato questa mattina prima al cimitero, poi sotto i portici di palazzo Comunale, dal sindaco Gianluca Galimberti, insieme al presidente del consiglio comunale Paolo Carletti, l’assessore Rodolfo Bona e la rappresentante dell’Anpi Mariella Laudadio. “Questa non è una lapide, questi sono nomi – ha detto Galimberti sostando davanti alla lapide dei caduti – . E dietro i nomi ci sono storie, volti, c’è un dolore. Era vero allora ed è vero oggi. Questa sensibilità così acuta che dobbiamo recuperare ci viene consegnata dalla Storia. Ma dietro questi nomi c’è anche una speranza e una lotta. In questi due mesi, una parte della generazione che è stata testimone di quegli anni è stata ferita e colpita da ciò che sappiamo. Dobbiamo a loro il rispetto della storia, dobbiamo a loro il tornare al 25 aprile 1945. Per capire anche l’oggi e per capire il futuro, non possiamo che rispettare la storia e per onore e rispetto a questa generazione che ha visto quegli anni, noi a quegli anni dobbiamo tornare. E ridire che quella fu una lotta di resistenza, ridire che l’Italia usciva dal fascismo, l’Europa usciva dal nazismo e che l’Italia e queste persone hanno lottato, si sono alzate, perché quell’odio del fascismo, del nazismo e della guerra non erano più accettabili per costruire il futuro.
“Troppo dolore era stato raccontato dalla morte, che uomini piccoli, mediocri e meschini che pensavano di avere il potere, hanno voluto interpretare, esaltare e raccontare e mettere nel cuore delle persone. Quell’odio che serpeggiava nel cuore dell’Europa aveva portato morte e distruzione, la Resistenza è stata un moto di ribellione: per amore, per desiderio di pace, per la voglia di comunità e di desiderio di democrazia. Quella è stata la Resistenza: passione per il futuro, per le donne e per gli uomini che erano morti”.
GLI INTERVENTI
“Questo è un 25 aprile diverso, più profondo, fatto di silenzio, forse ancora più autentico e più vero”, ha aggiunto Carletti. “Si torna davvero a quelle storie, a quelle vite strappate dalla comunità. Cremona è abituata a resistere, ha resistito, sta andando avanti a resistere, il bello di Cremona è che i cremonesi hanno sempre lavorato per l’elevazione della propria città. In silenzio. Sono sicuro che in questi mesi continueranno a farlo. Cremona diventerà più bella e più vivibile di prima, con sentimenti diversi, che sono i sentimenti che stanno alla radice del 25 aprile. Quella generazione ci ha restituito un senso della comunità che si deve rinverdire ogni anno. Sono convinto che questo sia un anno di svolta per i rapporti umani e per la nostra città”.
Ha poi parlato Mariella Laudadio a nome delle associazioni partigiane: “Purtroppo è un 25 aprile di dolore, ma anche di attesa, attesa della rinascita nella quale noi crediamo. Così come il 25 aprile 1945 il Paese ha cominciato a rinascere, ci aspettiamo che quando sarà possibile Cremona e il nostro Pese torneranno a rinascere. Noi cremonesi non possiamo immaginare che l’amore per questa città non si trasformi in una grande vicinanza per tutte le persone che sono e saranno in difficoltà. Perchè fino a poco tempo fa si parlava di nuove povertà, ma adesso parleremo di nuovissime povertà”.
“Dietro a questi nomi – ha aggiunto riferendosi alla lapide dei caduti – ci sono storie di dolore, di lotta, ma sono anche storie di amore, per la libertà e per questo Paese. Grazie a loro e grazie anche a tutti coloro che in questa nuova lotta si stanno sacrificando per farci uscire da questa situazione drammatica”.
Rodolfo Bona ha parlato di un “25 aprile molto particolare, dopo 75 anni, senza popolo che riempie questa piazza. E anche senza tanti nostri concittadini che ci hanno lasciato in questi mesi tragici. Così come ci hanno lasciato nel corso degli anni altri protagonisti del 25 aprile”. Due citazioni per tutte: quella di Enrico Fogliazza e quella di Mario Coppetti, di cui domani cadrà il secondo anniversario della scomparsa. “Un simbolo, una vera e propria istituzione culturale, a cui dedicheremo un momento musicale”, ha detto Bona anticipando la realizzazione di un video musicale, oggi pomeriggio.
“Su questa lapide vediamo anche i nomi dei fratelli Di Dio, della brigata Matteotti e dei caduti della Divisione Acqui, con la quale iniziò la Resistenza italiana, come momento corale di liberazione del nostro Paese. A questa coralità dobbiamo ancora ispirarci nell’oggi perchè tutti noi come popolo dobbiamo cercare di risollevarci come fecero i nostri nonni e i nostri padri dopo il 25 aprile 1945”.
La mattinata era iniziata alle 10 al civico cimitero, dove è stata posta una corona d’alloro presso la cappella dei Partigiani Caduti, quindi, per un momento di raccoglimento, all’altare della Madonnina del Grappa. La piccola delegazione si è poi sposta per omaggio davanti alla tomba di Gino Rossini, primo sindaco di Cremona e di Ferruccio Ghinaglia, antifascista. g.b.




