Cronaca

Infrastrutture: basta con gli imbonitori, questo è tempo di condottieri, non di badesse

L’autostrada Mantova-Cremona non è ancora un’opera cantierabile. Parola di Ministro. «Spesso – ha spiegato Paola De Micheli, titolare di infrastrutture e trasporti – ci si confonde, parlando di opere bloccate mentre ci si riferisce a opere mai del tutto approvate: come l’autostrada Mantova-Cremona». (OglioPoNews, 7 ottobre 2020)
Già, spesso ci si confonde, parlando del pallone che ha sfiorato il palo mentre ci si riferisce a un tiro non del tutto entrato in porta. Fondamentale sottigliezza semantica. Omaggio al politically correct. Presa per il culo.
«La Mantova-Cremona una concessione autostradale di Regione Lombardia – precisa la ministra – ora avrà una revisione del piano economico finanziario. Si tratta di un’opera che, pur essendo una concessione già data a una società terza, non è mai stata del tutto programmata. E quindi quel cantiere non c’è, perché manca ancora uno dei tre punti fondamentali: un’opera dev’essere decisa, progettata e finanziata».
E’ il gioco delle tre carte. Carta vince, carta perde. La politica tiene il banco e molte partite fanno inviperire i giocatori. E’ il gioco del mai del tutto.
La De Micheli non è un politico di primo pelo, ma spesso anche i marinai di lungo corso non sono impeccabili. Forse non è del tutto ministra, oppure ha sbagliato carriera. «Ho tre zii preti e due zie suore. A diciotto anni anch’io ho pensato di entrare in convento. Il parroco mi dissuase. Disse che se proprio volevo avrei dovuto fare la badessa». (Corriere della Sera, 10 gennaio 2020). Anche i preti consigliano e succede quando lo Spirito Santo non accende la luce. Nell’occasione c’era il black-out.
Poi ci sono le zie. Bravissime e generose con le nipoti, spesso esagerano a indirizzarle sulla strada della vita. «A otto anni mia zia, che era la perpetua di Pontenure, mi mandava in giro a distribuire i santini dei candidati democristiani da votare. A 16 anni mi sono iscritta alla Dc». Al karma non si comanda.
Riassumendo. Il progetto della Mantova-Cremona è già stato presentato. La Regione ha stanziato oltre 100 milioni di euro per realizzarla. Serve un tir di banconote per coprire l’intera spesa. Non è chiaro chi lo porterà. Manca la decisione di costruirla. E poi?
E’ il paese dei balocchi, ma i cittadini non sono del tutto dei pinocchi, anche se qualche Lucignolo di Roma e anche di casa nostra lo pensa.
Se l’autostrada Mantova-Cremona non è del tutto approvata, al contrario il nuovo ponte della Paullese a Spino d’Adda è deciso, progettato e finanziato, ma resta al palo. Fermo, bloccato, con buona pace della ministra, dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, il Cipe.
Nei giorni scorsi Enzo Galbiati vicesindaco di Spino ha denunciato lo stop. Mirko Signoroni, presidente della provincia di Cremona, ha confermato lo stallo. Entrambi hanno preso cappello e sottolineato che la storia si trascina da anni, più longeva di una serie televisiva di successo. Sembra tutto fatto invece si è tornati all’inizio. Un passo avanti e due indietro. Lo ha scritto Lenin. Non il populista Matteo Salvini.
Il problema delle infrastrutture è vitale per la nostra provincia. O si realizzano o si chiuderà bottega. Il ritardo degli interventi per potenziarle è al limite del tempo massimo per non soccombere. Roma e Milano avranno molte colpe, ma altrettante sono da caricare su politici e amministratori locali. Non tutti e non sempre si sono mossi con decisione. Spesso sono mancati il coordinamento e l’unità delle rivendicazioni.
Il presidente dell’Associazione Industriali della Provincia di Cremona, Francesco Buzzella, e quello di Confindustria Mantova, Edgardo Bianchi, a margine della vicenda dell’autostrada Cremona Mantova, in una nota congiunta hanno scritto: «Per battere la crisi e sostenere la ripresa economica occorre partire dagli investimenti, in primis quelli infrastrutturali» (Cremonaoggi, 8 ottobre 2020). Impossibile dare loro torto. E allora avanti tutta, bando alle ciance, alle decisioni mai del tutto approvate.
La palla è nelle mani dei rappresentati del territorio nelle istituzioni e nelle stanze che contano. Spetta a loro giocarla al meglio e con convinzione.
E’ il tempo dei condottieri, non dei parolai. Dei pragmatici, non degli imbonitori. Dei Clint Eastwood, non dei tengo famiglia. E’ tempo del sergente Gunny: «È meglio che prendi nota. Io sono cattivo, incazzato e stanco. Sono uno che mangia filo spinato, piscia napalm e riesce a mettere una palla in culo a una pulce a 200 metri. Per cui va’ a rompere il cazzo a qualcun altro, e levati dalle scatole».
Non è del tutto da Accademia della Crusca. Non è del tutto democristiano. Non è del tutto da badessa. Ma è del tutto efficace e incisivo. Garantito al limone.

Antonio Grassi

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