Protesta dei ristoratori (chiusi) vicino al mercato (aperto): zona arancione divide gli operatori
La comprensibile esasperazione dei settori economici maggiormente colpiti dalle limitazioni rischia di scatenare una guerra tra categorie. Oggi, primo giorno di zona arancione rafforzata a Cremona, mercato aperto come del resto i negozi in sede fissa, ma ristoranti e bar chiusi al pubblico, con il solo asporto consentito. E il gruppo di ristoratori che si è costituito nell’associazione Arpe (ristoratori e pubblici esercizi) ha protestato contro questa ennesima restrizione, proprio all’ingresso dell’area mercatale di piazza Stradivari, esponendo un cartello eloquente ‘Loro sì …. noi no, perchè??’.
La manifestazione, come spiega Lina Grazioli, vuole essere la prima di una serie, itinerante, presso altre aree commerciali e pubblici esercizi a cui è consentito tenere aperto: autogrill e centri commerciali ad esempio. “Questa protesta è un viaggio nell’assurdità nella gestione di questa pandemia. Qui la gente si tocca, si struscia, non ci sono distanze. Continueremo poi a far vedere altri posti, andremo negli autogrill, dove i ristoranti sono aperti. Ci chiudono? Però almeno ci indennizzino. Se no ci lascino aperti”.
Il riferimento al mondo del commercio era esplicito e non ha lasciato indifferenti gli operatori del mercato, anch’essi pesantemente colpiti dalle restrizioni. “Se il messaggio era rivolto a noi, hanno sbagliato destinatario e luogo. Comprendiamo tutta l’amarezza, ma proprio non è il caso di abbassare il livello”, afferma Agostino Boschiroli, presidente di Confesercenti Cremona e commerciante ambulante. “Quest’anno hanno rinunciato alla concessione otto operatori del mercato, siamo totalmente sfiduciati e non abbiamo più niente da dire alle istituzioni e ad una classe politica capace solo di rimpallare le responsabilità da un ente all’altro”.
“E’ un anno che andiamo dicendo le stesse cose, i ristori sono ridicoli o mai arrivati e sinceramente non abbiamo nemmeno più voglia di protestare”, continua Boschiroli. Toni pacati, ma eloquenti. “Il fatto che solo ieri si sia cominciato ad allestire l’hub per le vaccinazioni in Fiera è sintomatico di quanta disorganizzazione ci sia a tutti i livelli istituzionali. La pandemia c’è da un anno e solo ora si pensa ad allestire un hub? Questa è mancanza di programmazione, è solo un esempio , ma tanti altri se ne potrebbero fare”.
La zona arancione rafforzata ha imposto, agli operatori mercato, un rafforzamento di alcune misure di prevenzione: distanza tra i banchi di almeno 50 cm, obbligo di igienizzare le mani per il cliente ogni volta che tocca la merce, mascherina, maggiore attenzione sul rispetto delle distanze tra la clientela.
Giuliana Biagi