Cronaca

Ucciso 28 anni fa in Bosnia. Un
viaggio in onore di Fabio Moreni

Il comandante Paraga

Il prossimo 29 maggio sarà celebrato il 28esimo anniversario dell’uccisione del cremonese Fabio Moreni, assassinato  sulla strada per Gorni Vakuf mentre trasportava aiuti umanitari alle popolazioni bosniache afflitte dalla tremenda guerra dei Balcani. Per ricordare Fabio e le altre due vittime, i bresciani Guido Puletti e Sergio Lana, è stato organizzato un viaggio in Bosnia in programma il 27 maggio. Diversi camion carichi di generi alimentari e medicinali faranno tappa prima a Međugorje, poi a Sarajevo, dove saranno consegnati gli aiuti, ed infine a Gorni Vakuf, luogo dell’eccidio, dove sarà celebrata una messa in memoria delle vittime. Ad organizzare il viaggio e le varie iniziative con le quali nel corso degli anni si è voluto ricordare il sacrificio di Moreni, è la Fondazione che porta il suo nome.

Moreni, Puletti e Lana erano morti nel 1993 su ordine di Hanefija Prijic, detto ‘Paraga’, l’ex comandante delle milizie paramilitari bosniache nei cui confronti la Corte di Cassazione, l’11 maggio del 2018, aveva confermato la sentenza a vent’anni di reclusione emessa il 29 settembre dell’anno precedente dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia. In primo grado, l’imputato era stato condannato all’ergastolo, poi in Appello la pena era stata ridotta. In patria, per gli stessi reati, l’ex comandante bosniaco era stato condannato ad una pena di 13 anni già scontati. Paraga, dunque, tra gli anni già scontati tra la Bosnia e l’Italia e grazie all’indulto e alla scarcerazione anticipata, era stato rimesso in libertà alla fine di agosto del 2018.

Paraga era stato arrestato in Germania e poi estradato in Italia. Diversi i reati di cui doveva rispondere: omicidio in concorso con persone non identificate, tentato omicidio con l’aggravante di aver diretto quanto accaduto, rapina e sequestro di persona. Difeso dall’avvocato Chantal Frigerio, si è sempre proclamato innocente.

Agli inquirenti aveva confermato che i suoi uomini avevano effettivamente fermato il convoglio dei volontari che trasportava cibo e medicine. Il mezzo era stato controllato per vedere cosa contenesse, dopodichè i cinque erano stati trattenuti e fatti salire su un carro. Improvvisamente c’erano stati degli spari, ma su questo punto il comandante era stato vago, dicendo che non si era accorto di chi aveva cominciato a sparare. Secondo l’accusa, però, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga.

Era stato proprio Moreni il primo ad intuire le intenzioni di due soldati ai quali il capo aveva detto qualcosa. Ai compagni, aveva gridato: ‘Qui ci ammazzano tutti’. Quindi uno dei militari aveva armato il mitra. Gli italiani avevano tentato la fuga, ma poi entrambi i soldati avevano fatto fuoco, colpendo ripetutamente Puletti, Lana e Moreni.

Secondo i giudici della Cassazione, quello commesso ai danni dei tre volontari fu un vero e proprio “crimine di guerra”.

Sara Pizzorni

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