Nessuna violenza sessuale sulla
piccola vicina di casa. 71enne assolto
L’accusa, per un 71enne cremonese, era di tentata violenza sessuale sulla sua vicina di casa, una bambina di 8 anni e mezzo. Il pm Vitina Pinto aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione, ma il collegio dei giudici, dopo aver sentito la presunta vittima e i testimoni, ha deciso diversamente, emettendo sentenza di assoluzione “perchè il fatto non sussiste”. L’imputato era difeso dall’avvocato Massimo Tabaglio.
Secondo l’accusa, la sera del 6 luglio del 2019 l’imputato avrebbe afferrato il braccio alla minore, strattonandola e cercando di avvicinarla, chiedendole di dargli un bacio sulla bocca.
Era stato il papà della piccola, il giorno successivo ai fatti, a portare ai carabinieri un video in cui la figlia raccontava ciò che le era accaduto. E cioè che la sera prima, mentre scendeva le scale, aveva incontrato l’imputato che dopo averla salutata l’aveva afferrata per una mano, chiedendole di dargli un bacio vicino alla bocca. Al suo rifiuto, lui aveva insistito, invitandola a casa sua per dargli un bacio. A quel punto la bambina era scappata, rientrando in casa e svegliando il padre che stava dormendo.
Ben diversa la versione dell’imputato, che si era difeso facendosi sentire durante le indagini preliminari, negando ogni responsabilità, raccontando che quella sera verso le 22,30 era seduto fuori casa su uno degli ultimi gradini della scala utilizzata dalla famiglia della minorenne per entrare in casa e che stava fumando una sigaretta elettronica. Ad un certo punto era scesa la bambina che si era rivolta a lui dicendogli di essere “promessa”. Pensando avesse un fidanzatino, l’uomo le aveva detto: “Allora se hai un morosino gli dai i bacini”, toccandosi le due guance per mimare i baci. A quel punto lei si era spostata in cortile e prima di andarsene si era rivolta a lui dicendogli: “Ti denuncio, tanto a me cosa vuoi che me ne freghi”. “Non era impaurita”, aveva spiegato a suo tempo l’imputato, “il nostro dialogo è avvenuto in modo tranquillo, tanto che la bambina non ha mai alzato la voce o gridato. Da parte mia nessuna intenzione nè di afferrarla, nè di baciarla”. L’imputato aveva poi precisato che la sua famiglia era proprio lì vicino, a distanza di circa un metro da dove lui si trovava, con la finestra sul cortile aperta e la luce accesa.
Nella sua arringa, l’avvocato Tabaglio ha sottolineato le troppe contraddizioni riscontrate nelle dichiarazioni della presunta vittima, che all’inizio aveva detto di essere corsa subito dal padre, mentre successivamente aveva dichiarato di essere andata in bici all’oratorio e di aver parlato dell’accaduto con il fratello 14enne. Nessuno ha mai nemmeno guardato se la bambina avesse segni sul braccio o sulla mano, e nessuno l’ha mai sentita urlare”. L’unico ad aver riferito di aver visto la scena e di aver sentito le grida della bambina era stato un amico del fratello della ragazzina, che però non è stato ritenuto credibile. “L’abitazione di quel testimone”, ha spiegato il difensore, “è a 20 metri dalle scale dove sarebbe successo il fatto. Impossibile che così lontano e di sera possa aver visto qualcosa. Contro il mio cliente, che tra l’altro vive in quella casa da circa 15 anni e non ha mai avuto problemi, c’è una totale mancanza di prove. Lui quella bambina non l’ha mai toccata”.
Alla fine i giudici hanno accolto la tesi difensiva, pronunciando sentenza di assoluzione. Contro l’imputato, il padre della bambina si era costituito parte civile.
Sara Pizzorni