Borsa Hermes comprata online e
mai arrivata. 6 mesi alla truffatrice
Per il legale di parte civile, un "metodo subdolo".
La cliente: "Ho sporto denuncia per una questione di principio"
Aveva ordinato online una borsa Birkin di Hermes, pagandola 75 euro. Borsa che non è mai arrivata. Con l’accusa di truffa è stata condannata a 6 mesi e a 51 euro di multa (due mesi in più della pena chiesta dal pm), Giada Bartolozzi, 28 anni, fiorentina, la donna che aveva messo in vendita la borsa sull’account Instagram “iltuoluxoryshop”. Parte civile attraverso l’avvocato Luca Curatti si è costituita Jenny, 39 anni, di Cremona, la cliente rimasta a mani vuote. Come risarcimento danni, il giudice ha disposto una provvisionale di 150 euro, il resto da liquidarsi in un separato giudizio civile.
“Sono una persona social”, ha raccontato oggi in aula la 39enne, che nel marzo del 2018 aveva sporto querela. “Navigo su Facebook e Instagram. Lì avevo trovato una pagina di acquisti online e avevo chiesto informazioni su due borsette a cui ero interessata. Gli articoli erano scontati al 50% e c’era scritto che erano in vera pelle. Era la prima volta che compravo su quella pagina. Alla fine ho acquistato una borsa da 150 euro scontata 75”.
Jenny aveva pagato, versando la somma sulla carta poste pay intestata all’imputata, ma non ha mai ricevuto nulla. “Con Giada, la persona che mi ha venduto la borsa”, ha detto la 39enne, “non ho mai parlato. Ci siamo sempre messaggiate. Quando le ho chiesto spiegazioni del perchè non arrivasse il mio acquisto, lei mi ha bloccato”.
Solo il 16 ottobre del 2021, presumibilmente a seguito della notifica ricevuta, l’imputata aveva contattato la cliente su facebook, scusandosi per il danno che le aveva arrecato e proponendole un rimborso di 100 euro. “Ne parlo con il mio legale e le faccio sapere”, le aveva risposto la 39enne. Poi non se n’era fatto più nulla.
In aula sono state prodotte le chat su Instagram nelle quali l’imputata aveva offerto diverse opzioni sulla spedizione del prodotto e i dati per il pagamento. La cliente aveva scelto la spedizione tracciabile. La borsa, a detta della Bartolozzi, avrebbe dovuto arrivare dopo 3, massimo 5 giorni. E invece Jenny non aveva ricevuto nulla e ai suoi messaggi, l’imputata non aveva più risposto. “Mi fidavo”, le aveva scritto Jenny, “e invece sono stata fregata”.
“Un metodo subdolo”, ha detto l’avvocato di parte civile Luca Curatti, riferendosi al contenuto delle chat. “Questa truffa è stata coltivata, l’imputata ci ha lavorato, offrendo il metodo di spedizione, lo sconto e fornendo dati precisi. La volontà di voler truffare è palese. Su Intenet, la vendita di questi prodotti a poco prezzo produce tanti affari ed è un sottobosco nel quale questi truffatori ci guadagnano sempre, se solo si pensa che il 90% dei clienti che magari perde 100 euro non farà mai denuncia. La mia cliente, invece, l’ha fatta per una questione di principio”.
Sara Pizzorni