Tamoil: già ad aprile suggerite
modifiche a piano risanamento
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C’è attesa per le decisioni che verranno assunte nella conferenza di servizi convocata per domani dagli enti che si occupano dell’inquinamento Tamoil, a pochi giorni di distanza dal deposito della causa civile di Bissolati nei confronti della società petrolifera, con contestuale richiesta di bloccare al più presto il flusso di idrocarburi all’esterno.
Una conferenza di servizi che, come tale, non prevede la partecipazione dei politici, ma solo dei tecnici: di Comune e Provincia, Arpa, Ats Valpadana e dei consulenti di Canottieri Bissolati e della stessa Tamoil.
Invece, proprio una chiara presa di posizione politica è quella che chiede il consigliere di Fratelli d’Italia Marcello Ventura (ieri aveva fatto altrettanto Marco degli Angeli, M5S): “Eravamo rimasti alla conferenza dei servizi del 1 aprile quando il Comune, in modo tardivo, aveva preso atto degli esiti dell’accertamento tecnico preventivo attivato nell’ambito del procedimento civile avviato dalla società Canottieri”.
Poi però, il Comune “aveva deciso di non seguire la strada indicata anche da altri enti che sollecitavano di rivedere il modello concettuale proposto da Tamoil per le aree esterne, aggiornare il piano di monitoraggio, fare approfondimenti sull’efficacia dei sistemi recupero o della barriera idraulica.
Durante la prossima conferenza di servizio, il Comune è di fronte ad una scelta, soprattutto politica.
Vuole contribuire al ripristino ambientale della Bissolati, per il bene dei suoi soci? Vuole chiedere conto alla Tamoil? E costituirsi parte civile?”.
A supportare queste domande, ci sono le discrepanze emerse tra il Comune e la Provincia di Cremona, per l’appunto durante la riunione del 1 aprile scorso. Il Comune, che partecipava con l’allora dirigente Mara Pesaro, oggi in pensione, aveva preso atto del fatto che l’inquinamento fosse ancora in atto, come aveva confermato il sopralluogo congiunto compiuto nella canottieri Bissolati il 25 febbraio, da cui risultava “presenza di prodotto surnatante nei piezometri 2, 3, 4 e 5 realizzati in autonomia da parte della società Bissolati”, ma non aveva ritenuto di avviare un nuovo procedimento amministrativo che portasse non solo alla messa in sicurezza operativa dell’area ma a una vera e propria bonifica.
In quella stessa occasione, la Provincia nell’esprimere il suo parere, rilevava “una soggiacenza della falda a profondità variabile tra i -9 e i -10 m dal piano di calpestio (come da verbale Arpa), confermando la necessità di rivalutare l’efficacia dell’impianto MBP in termini di rimozione del prodotto in fase libera e delle acque contaminate, dato che la massima profondità raggiunta con le captazioni verticali dell’impianto è pari a -9 dal p.c. (piano di calpestio)”.
Pertanto l’ente, sempre nell’espressione di parere, aveva chiesto di “considerare l’opportunità un aggiornamento del modello concettuale proposto da Tamoil nell’analisi di rischio approvata per le aree esterne per quanto riguarda il rischio ambientale e con particolare riferimento al significato dei punti PE18-18 e PE 23-18 (..); e di “valutare l’opportunità di un aggiornamento del piano di monitoraggio delle acque sotterranee in aeree esterne. Inoltre, suggeriva di fare approfondimenti in merito all’efficacia dei sistemi di recupero del surnatante, mentre per verificare l’efficacia della barriera idraulica suggeriva di richiedere a Tamoil uno studio di fattibilità per una prova di tenuta della barriera stessa, mediante traccianti. “Nel caso – concludeva il parere – venga valutata l’effettiva fattibilità della prova di tenuta e nel caso, a seguito di questa, dovessero emergere delle criticità, si ritiene che la società debba provvedere a presentare un programma di potenziamento dei sistemi di recupero surnatante in aree interne, sia i corrispondenza della barriera idraulica, sia nelle aree in cui è stata accertata la presenza di prodotto libero”. gbiagi