Cna: "Con questi costi le imprese
non possono restare sul mercato"
L'allarme della presidenza regionale dell'organizzazione degli artigiani
La crisi energetica si fa sentire in tutta Italia e a maggior ragione in Lombardia. Un impatto importante che ha fatto schizzare alle stelle non solo l’inflazione e il costo della vita, ma anche i costi che le stesse imprese della regione hanno dovuto affrontare per riuscire a proseguire le loro attività lavorative.
Sul fronte inflazione prosegue la crescita dei prezzi: a ottobre 2022 la Lombardia fa registrare un + 11% rispetto a ottobre 2021, anche se inferiore rispetto al + 11,8% del trend nazionale. La dinamica dei prezzi è guidata dal +55,6% dei beni energetici; di rilievo anche la crescita dei prezzi per alimentari e bevande (+11,9%) servizi ricettivi e ristorazione e trasporti (+8,5%).
“Continua a preoccupare la corsa dell’inflazione. In particolare, l’acquisto di beni energetici rivela un drammatico incremento tendenziale del 55,6 % – spiega Giovanni Bozzini, presidente CNA Lombardia -. A ruota seguono gli incrementi, sempre su base tendenziale, dei prezzi per alimentari e bevande (+11,9%) servizi ricettivi e ristorazione e trasporti (+8,5%)”.
“Non possiamo dimenticare, di fronte alle drammatiche evidenze della corsa inflattiva, che su questa spirale matureranno non solo nuovi poveri ma anche nuove povertà (ad esempio una povertà energetica) – sottolinea Stefano Binda, Segretario CNA Lombardia -. Fiducia, consumi, domanda interna restano infatti gli indicatori fondamentali di quella base su cui le nostre micro e piccole imprese operano quotidianamente.”
Sono proprio i beni energetici ad aver avuto il maggiore impatto economico sulle imprese lombarde, a partire dall’energia elettrica. Le imprese assorbono infatti il 76% dei consumi elettrici registrati in Lombardia, seguono con il 17% gli usi domestici, il 5% i servizi pubblici e l’1% l’agricoltura.
Le proiezioni per il 2022 fornite dalla ricerca del Centro Studi Sintesi per CNA Lombardia, sul fronte energia elettrica, stimano maggiori costi a carico delle imprese lombarde di oltre 8 miliardi di euro rispetto al 2021 (+92%). Di questi, oltre 5,4 miliardi ricadrebbero sull’industria e i restanti 2,6 miliardi sulle imprese dei servizi. Nei primi dieci mesi del 2022 il prezzo medio dell’energia elettrica risulta infatti pari a 315 euro/mwh: si tratta di una variazione del +215% rispetto allo stesso periodo del 2021 e del +751% sulla media del periodo gennaio-ottobre 2020.
Per quanto riguarda invece il gas naturale, le aziende rappresentano il 49% dei consumi di gas in Lombardia, il 39% per usi domestici, l’11% per generazione elettrica e 1% per servizio pubblico. Per il 2022, è possibile stimare un incremento degli oneri a carico delle imprese lombarde di circa 2,7 miliardi di euro rispetto al 2021 (+107%). Di questi, 1,9 miliardi graverebbero sulle imprese dell’industria, mentre i restanti 800 milioni sui settori del commercio e dei servizi. Non bisogna dimenticare che considerando i primi dieci mesi del 2022, il prezzo medio del gas naturale è pari a 128 euro/mwh: tale prezzo risulta superiore del +237% rispetto allo stesso periodo del 2021 e addirittura del +1.180% nei confronti del livello registrato nel periodo gennaio-ottobre 2020.
“Temo si vada verso una nuova normalità molto costosa sul piano dell’energia – spiega Giovanni Bozzini -. L’Europa deve dimostrare la stessa forza testimoniata nel contrasto al Covid e nel contrasto alle sue devastanti conseguenze economiche. Dopo i valori record di agosto 2022 (543 euro per megawattora), il prezzo medio dell’energia elettrica è sceso a ottobre 2022 a 211 euro per megawattora. È comunque tantissimo, il + 751% rispetto alla media gennaio-ottobre del 2020. Così le nostre imprese non possono stare sul mercato. La priorità è questa, nessuno deve fingere di ignorarlo. Questa situazione ha determinato per le imprese lombarde maggiori costi per 8,068 miliardi di euro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si muove la dinamica dei tassi di interesse e la loro tendenza al rialzo. In Italia per quanto concerne le imprese, a settembre 2022 il tasso di interesse per i prestiti fino ad 1 milione di euro ha raggiunto il 2,59% (+0,86 punti rispetto a settembre 2021); relativamente ai prestiti di importo superiore a 1 milione di euro, il tasso di interesse ammonta all’1,69% (+0,89 punti su settembre 2021). Invece con riguardo ai prestiti per l’acquisto di abitazioni, il tasso di interesse a settembre 2022 risulta pari al 2,26% (+0,87 punti rispetto a settembre 2021).
“Il panorama dell’accesso al credito si sta complicando anche in ragione delle misure di contrasto all’inflazione introdotte dalle Banche centrali occidentali – afferma il presidente di CNA Lombardia -. A settembre 2022 i prestiti alle imprese vedono un tasso al 2,59% per importi fino a 1 milione di euro. Sopra al milione di euro, il tasso arriva all’1,69%. Stiamo quindi parlando di un incremento di più di 0,8 punti percentuali. I nostri sondaggi ci rappresentano un quadro complicato: una percentuale rilevante del credito sarà richiesto per far fronte ad esigenze di cassa legate al costo delle materie prime. Se in più guardiamo a questo andamento dei tassi, rischiamo un ulteriore rallentamento della dinamica degli investimenti in una fase in cui la transizione ecologica e digitale ci impongono un rilancio della nostra competitività.”
“Il settore immobiliare gioca come noto un ruolo centrale di volano per l’economia del territorio, ben oltre le imprese del settore costruzioni – dichiara Stefano Binda -. Su questo fronte chi ha ottenuto un prestito per l’acquisto di un’abitazione a settembre 2022 ha pagato il denaro circa 2,26 punti percentuali, con un incremento di più di uno 0,8% rispetto allo stesso mese del 2021. Il denaro ricomincia a costare. Questo dovrebbe ridurre la corsa dell’inflazione ma ridurrà anche la propensione agli investimenti delle imprese se non si combinerà con una riduzione strutturale dei costi energetici”.