Federico Lena, ex Lega: "Autonomia
dimenticata, ecco perchè ho lasciato"
A due giorni di distanza dalla costituzione di un nuovo gruppo in consiglio regionale, “Comitato Nord”, il consigliere ex Lega Federico Lena, soresinese, da trent’anni nel partito di Umberto Bossi, spiega le sue motivazioni, che affondano le radici in una presa di distanza ormai conclamata da tempo dal nuovo corso salviniano. Una scelta di rottura compiuta insieme ai colleghi di partito Roberto Mura ed Antonello Formenti, a cui non erano seguiti commenti nell’immediato in quanto in quelle stesse ore gli esponenti che fanno da riferimento al filone ‘nordista’ – Ciocca e Grimoldi oltre allo stesso Bossi – erano in attesa di un chiarimento con Salvini per capire come posizionarsi.
Ora che lo scenario si è consolidato, è lo stesso Lena a spiegare le ragioni di una scelta che, per quanto lo riguarda, non giunge come un fulmine a ciel sereno visto che già la scorsa estate aveva annunciato di non intendere ricandidarsi. E dipinge una Lega profondamente cambiata rispetto alle origini, in cui non si riconosce più.
“Nel momento in cui non ci sono opportunità per poter esprimere un parere anche discordante da quello del capo, bisognava fare un passaggio forte per poter farsi ascoltare. – afferma – Se mi aspettavo l’espulsione? Era una cosa possibile e a dirla proprio tutta non ci avevo neanche dato troppo peso. D’altra parte, quando uno si prende la responsabilità di dire quello che pensa, quel che viene di conseguenza, viene. Credo che l’espulsione sia in qualche modo un avvertimento ai colleghi che sono rimasti in Lega e che eventualmente avessero intenzione di lasciare il gruppo: ‘sappiate che se lo farete verrete espulsi’, il che serve a scoraggiare qualcuno che è in Lega da tanti anni ed è un po’ titubante a fare questo passaggio”.
Uno dei fronti su cui si è consumata la rottura è quello relativo all’autonomia. Il referendum voluto dal Governatore Fontana (ma anche da Zaia, in Veneto) e finito con un plebiscito per dare maggiori poteri e risorse alle Regioni, non sarebbe stato seguito con la necessaria caparbietà ed è rimasto lettera morta. vero è che c’è stata di mezzo la tegola della pandemia da Covid, ma secondo Lena, “non si può parlare di autonomia solo a ridosso delle elezioni, bisogna farlo sempre, insistere di più, con maggiore caparbietà. Quando poi hai un capo che si orienta sul ponte sullo stretto di Messina… Che poi, non è nemmeno quello il punto. Dal mio punto di vista, non credo che i colleghi parlamentari eletti al sud siano proprio così contenti di parlare di federalismo e di autonomia, così come mi pare non lo sia la Meloni”.
Lena sta concludendo il secondo quinquennio da consigliere regionale. Nella prossima tornata la Lega, con i risultati che si sono visti alle Politiche del 25 settembre, non è neanche così certo che in provincia di Cremona riesca ad eleggerne uno. Quale sarà il futuro del Comitato Nord? Sono possibili altre alleanze in vista delle regionali? “Per ora siamo solo un gruppo in Consiglio Regionale, non siamo nati da neanche due giorni. Diciamo che è stato lanciato un sasso. Ma in politica, come mi hanno insegnato tutti questi anni, quello che non è vero oggi può essere vero domani e viceversa”.
Quindi, se domani si dovesse andare a votare, stareste nella coalizione che appoggia la candidatura di Attilio Fontana? “Beh, se la Llega si mette di traverso e dice di non volere un altro competitor all’interno della coalizione, sarebbe molto difficile. Quanto ad entrare in un altro partito, per quanto mi riguarda, sicuramente no”.
Le recenti elezioni delle segreterie provinciali in Lombardia non possono però far dormire sonni troppo tranquilli alla Lega: a Cremona è stato eletto il salviniano Simone Bossi, senatore nella scorsa legislatura, ma province importanti come Bergamo e Brescia sono andate in tutt’altra direzione e il disagio di una fetta notevole dell’elettorato leghista è palese. Ed è lo stesso Simone Bossi, oggi, a prendere atto che la Lega è mutata rispetto a 30 anni fa: “A me dispiace che persone escano, ma il caso è chiuso, nel momento in cui si sceglie di mettersi fuori dal partito con cui si è stati eletti, non c’è più molto da dire. Personalmente, non sono uscito dalla Lega quando eravamo al 3% con Salvini, ma ci siamo rimboccati le maniche. Le battaglie non si vincono in un giorno. Quanto alle considerazioni e valutazioni che hanno determinato la scelta dei tre consiglieri, dico solo che se fossimo rimasti alle istanze delle origini, non ci sarebbe stato più spazio politico per noi. Ma non per questo abbiamo smesso di portare avanti principi come autonomia e federalismo, tant’è che abbiamo creato anche un Ministero per l’Autonomia (con Calderoli, ndr). Sono 30 anni che lottiamo per gli stessi ideali, ma certe scelte sono difficili da realizzare. Detto questo, non mi sento meno leghista di nessun altro”. gbiagi