Cronaca

Processo al tassista, Luca:
"Non mi sarei mai buttato giù"

Carrera con l'avvocato Paolo Bregalanti

Si è aperto oggi il processo nei confronti del tassista cremonese Giovanni Carrera, 69 anni, arrestato nel febbraio dell’anno scorso con le accuse di sequestro di persona e lesioni colpose gravissime nei confronti di Luca Lombardo, 29 anni, di Cremona, il giovane rimasto ferito gravemente la notte del 25 dicembre 2021 in via Mantova dopo essere caduto dal taxi in corsa.

“Ho sentito un colpo alla testa e poi il vuoto”, ha detto Luca nella sua testimonianza, cercando di ripercorrere quei drammatici momenti che lo avevano fatto finire nella terapia intensiva dell’ospedale di Cremona in condizioni molto gravi. Nei ricordi del giovane ci sono ancora molti vuoti, molti momenti bui.

Quella sera, dopo essere stati al ristorante Chiave di Bacco di piazza Marconi, Luca e le sue due amiche Alessia e Ramona erano saliti sul taxi van dell’imputato che li aveva portati davanti all’hotel B&B di via Mantova. La corsa costava 20 euro, ma i ragazzi avevano solo una banconota da 10. Da lì era nata una discussione con Carrera che era ripartito con a bordo il solo Luca, poi finito fuori dal taxi, disteso in mezzo alla strada, gravemente ferito.

Luca Lombardo

“Ricordo che quando ci era venuto a prendere, io ero seduto sul lato destro”, ha raccontato Luca. “Ramona era seduta in mezzo e Alessia vicino alla portiera sinistra. Una volta arrivati, le mie amiche sono scese e ad un certo punto il tassista è partito ad alta velocità con la portiera aperta, io ero sballottato a destra e a sinistra, mi sono sentito la schiena attaccata al sedile, poi ricordo la chiamata delle ragazze, il colpo alla testa. Mi vedo da solo, per terra, sulla strada, le luci delle macchine che passavano, l’ospedale e poi il vuoto”. Ma di una cosa, Luca si è detto certo: “Non mi sarei mai buttato giù dal taxi”.

Sul banco dei testimoni sono poi salite prima Alessia Minchillo e poi Ramona Dandu. “Nessuno di noi aveva contanti per pagare il taxi”, ha raccontato Alessia, “Luca era l’unico ad avere una banconota da 10 euro. Avevamo la carta di credito, oggigiorno dovrebbe essere normale pagare così, ma il tassista ci ha detto che non gli funzionava il pos e si è arrabbiato in modo violento. Mi sono impaurita, avevo già aperto il portellone e sono scesa. Poi è scesa anche Ramona, e improvvisamente lui è partito sfrecciando in modo brusco. Quando abbiamo chiamato Luca al cellulare, era scosso, impaurito”. ‘Questo è pazzo, non si ferma, non mi vuole far scendere, vuole riportarmi alla Chiave di Bacco’, aveva detto il ragazzo al telefono. “Poi abbiamo sentito un botto”, ha riferito Alessia, “e abbiamo chiamato la polizia”. Le due ragazze erano accorse per raggiungere l’amico. “Era pieno di sangue”, ha detto Alessia. “Era in stato confusionale, gli usciva il sangue dall’orecchio”. L’amica aveva notato il taxi sul lato opposto della strada, “come se stesse tornando all’hotel”, e il tassista che diceva di non aver fatto nulla e che era stato il ragazzo a buttarsi”. Nella sua testimonianza, Alessia ha spiegato che Luca non era ubriaco, nè è uno che assume stupefacenti. “Durante la serata abbiamo bevuto uno o due gin tonic a testa. Sebbene avessimo la macchina di Luca, avevamo già deciso di non rischiare e di andare a dormire in albergo”.

Luca con Alessia e Ramona

“Ho chiesto al tassista di poter pagare con il bancomat”, ha ricordato a sua volta Ramona, “ma lui ha risposto che non gli funzionava e che ci avrebbe portato ad un bancomat. E non voleva più 20 euro, ma 30. Era nervoso agitato. Quando è ripartito con Luca a bordo, ho visto che ha percorso un tratto contromano, e quando noi abbiamo chiamato Luca al cellulare, lui ci ha detto che il tassista non voleva farlo scendere. Poi abbiamo sentito un botto. Lo abbiamo richiamato, ma non rispondeva più. Quando lo abbiamo raggiunto lo abbiamo visto in piedi con il tassista che lo reggeva per una spalla e che diceva che si era lanciato dal taxi”. Sull’asfalto, in mezzo al sangue, c’erano gli effetti personali di Luca, tra cui un borsone e il suo cellulare.

In aula è stata sentita anche la testimonianza di Giulio, 30 anni, il ragazzo che per primo aveva soccorso Luca. “Quella notte ero a casa di un mio amico”, ha raccontato. “Quando sono uscito, verso le 4, ho percorso a piedi via Mantova per raggiungere la mia auto che era parcheggiata allo Zaist. Appena dopo Porta Venezia ho visto qualcosa in mezzo alla strada. Era un ragazzo sdraiato a terra. In contemporanea, da Porta Venezia verso via Mantova, è arrivato il tassista. Il ragazzo ha cercato di alzarsi in piedi e noi lo abbiamo fatto sedere, e nel frattempo ho chiamato l’ambulanza”. Il testimone ha ricordato che il tassista sosteneva che Luca si era lanciato dal taxi.

I genitori di Luca

A portare all’arresto del tassista, assistito dall’avvocato Paolo Bregalanti, era stata l’intercettazione shock di una telefonata nel corso della quale l’uomo si era detto sollevato dal fatto che la giovane vittima, viste le sue gravi condizioni, non fosse in grado di ricordare e dunque fornire la sua versione dei fatti. “Il pm”, così si era espresso il tassista al telefono, “mi ha detto che il ragazzo è a casa, ma non ci sta con la testa. Bene, così non può raccontare la sua versione. È una cosa positiva”.

Nel processo, i genitori di Luca, Nino e Nadia, sono parte civile, mentre il giovane chiede i danni nel penale solo per il sequestro di persona. Per l’altro reato, quello delle lesioni patite, intenterà la causa civile. La famiglia Lombardo è assistita dagli avvocati Fabio Sbravati e Alberto Gnocchi.

La difesa di Carrera è stata ammessa a citare il responsabile civile, la Cattolica Assicurazioni,  rappresentata dall’avvocato Giuseppe Longoni. Il danno, per l’assicurazione, sarà limitato al solo reato di lesioni.

La prossima udienza, fissata al 26 maggio, saranno sentiti i restanti testimoni del pm e i consulenti tecnici.

Sara Pizzorni

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