"Rubano" marchio aziendale e fanno
concorrenza sleale. Tre a processo
Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice e rivelazione di segreti industriali. Con queste accuse sono finiti a processo l’imprenditore Pietro Farina, suo figlio Simone e la compagna di quest’ultimo, Olga Januszec. Sono accusati di aver impiegato a proprio profitto segreti commerciali per costruire macchine rullatrici uguali a quelle prodotte dalle aziende Ort Italia e Mico srl. In particolare, avrebbero prodotto vari esemplari di una macchina utensile, utilizzando indebitamente i disegni oggetto di marchio registrato “Ort Italia”, in uso esclusivo alle società Jam Jovis Alta Meccanica srl, Mico e Ort Italia.
Sempre secondo la procura, gli imputati non avrebbero rispettato la sentenza emessa nel dicembre 2018 dal tribunale di Venezia, sezione specializzata in materia di impresa, a tutela dei diritti di proprietà industriale della Jam Jovis e della Mico, rispettivamente proprietaria e licenziataria del marchio e del Know how Ort Italia. In particolare, avrebbero pubblicato su Youtube dei video dei macchinari di proprietà della Mico e Ort Italia, descrivendoli falsamente come macchinari di produzione della loro società, la Evirt Italia.
Jam Jovis, Mico e Ort Italia, rappresentate da Franco e Umberto Mizzotti, padre e figlio, rispettivamente presidente del Consiglio di amministrazione della Jam Jovis e amministratore unico della Mico, e da Luigi Bellani, amministratore unico della Ort Italia, sono parti civili attraverso l’avvocato Antonino Andronico. I fatti sono risalenti al 2019 a Genivolta.
Jam Jovis e Mico sono società operanti nel settore della progettazione, costruzione e commercializzazione di macchine rullatrici utilizzate per la filettatura di tubi: la prima è titolare, la seconda è licenziataria del marchio registrato Ort Italia, acquistato nel 2013, insieme al Know how, dalla procedura fallimentare della Ort Italia del tribunale di Crema. La Mico, riferibile al gruppo Jam Jovis controllato dalla famiglia Mizzotti al 50% e da Pietro Farina, anch’egli socio al 50%, era funzionale all’acquisto della Ort Italia, ma poichè Farina non si era reso disponibile a conferire nella Mico le risorse necessarie per l’acquisto, la Ort Italia era stata acquistata all’asta solo da Jam Jovis per l’importo di 630.000 euro, che quindi era diventata proprietaria del marchio e del Know how.
Mico aveva iniziato a svolgere la propria attività nello stabilimento Jam Jovis di Genivolta e successivamente in un capannone di Ticengo, assumendo alle proprie dipendenze Simone Farina, figlio di Pietro, per il settore tecnico, e la compagna di quest’ultimo, Olga Januszec, per il settore commerciale.
Il 27 settembre del 2017, improvvisamente, Simone Farina e la compagna avevano rassegnato le dimissioni, seguite da quelle di altri due dipendenti. Il 4 ottobre successivo era stata costituita la Evirt Italia, con socio unico Simone Farina, avente il medesimo oggetto sociale di Mico e il cui segno distintivo Evirt Italia sarebbe stato in palese contraffazione del marchio nazionale Ort Italia. La Evirt, inoltre, avrebbe utilizzato un logo assimilabile a quello utilizzato da Mico, cosa che avrebbe indotto in confusione la clientela, così come un indebito collegamento internet tra Ort Italia ed Evirt Italia. Digitando su Google il nome Ort Italia ed Evirt, il primo sito ad apparire era proprio la Evirt.
Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero quindi compiuto gravi atti di concorrenza sleale per aver sviato la clientela, impossessandosi in modo abusivo dell’intero Know how aziendale, quindi di disegni, libretti di manutenzione, progetti, elenco clienti e formulari. Dati che sarebbero stati sottratti a Mico e utilizzati da Evirt. Per entrare in possesso di notizie riservate della società, Simone Farina e la compagna si sarebbero avvalsi della collaborazione di Pietro Farina.
Dopo la sentenza pronunciata dal tribunale di Venezia si era insinuato il dubbio che i tre imputati non avessero rispettato il provvedimento. E questo grazie ad una fotografia che il 14 marzo del 2019 Umberto Mizzotti si era trovato nella cassetta postale della Jam Jovis, Mico e Ort Italia. La foto ritraeva una macchina utensile in tutto e per tutto corrispondente a quella prodotta dalla Mico a marchio Ort Italia. Nel retro, la scritta: “Stai attento, questa è la macchina che Denti (diretta concorrente di Mico) sta costruendo per Farina”.
Per l’accusa, la macchina in costruzione sarebbe stata in tutto e per tutto uguale a quella oggetto di marchio registrato “Ort Italia”, in uso esclusivo alle società Jam Jovis, Mico e Ort Italia.
Oggi in aula sono state sentite le testimonianze di Umberto Mizzotti, Luigi Bellani e di due dipendenti. Altri testi del pm sono convocati per il prossimo 17 novembre.
Sara Pizzorni