"Tornate a Beri": "Macchè
razzismo, solo lite da ballatoio"
Al va il processo per stalking condominiale
Le dichiarazioni dell'avvocato della difesa
sul caso che ha avuto eco nazionale

Si è aperto oggi in tribunale a Cremona il processo per stalking e violazione di domicilio nei confronti di un’intera famiglia, vicina di casa di Giuliana, 83 anni, residente in via Cadolini a Cremona, accusata di aver molestato e minacciato Renato, la moglie Veneranda e la figlia, a cui aveva dato in locazione un alloggio adiacente alla sua abitazione. Dall’anno scorso la donna avrebbe messo in atto una serie di comportamenti persecutori contro il nucleo familiare, insulti compresi. Il procedimento entrerà nel vivo il 12 gennaio del prossimo anno, quando si sentiranno i tre componenti della famiglia, parti civili attraverso l’avvocato Paolo Carletti. L’imputata, invece, è assistita dall’avvocato Luca Curatti. 37, complessivamente, le persone inserite nella lista testimoniale: 10 del pm, 10 della parte civile e 17 della difesa.

Nei confronti dei vicini, da 22 anni residenti a Cremona ma nativi di Bari, in diverse occasioni l’anziana avrebbe pronunciato frasi quali “meridionali di m…”, “meglio affittare ai cinesi”, e contro la vicina: “lavi sempre perchè hai i pidocchi”, spruzzandole sul corpo e sul viso del detersivo, dicendole: “ti disinfetto io”. Varie volte l’imputata si sarebbe anche introdotta nell’abitazione delle vittime, sfruttando l’ingresso nella casa di alcuni operai, lamentandosi di come fosse tenuto l’alloggio, sostenendo che sarebbe stato meglio affittarlo a dei romeni o regalarlo e che loro non erano degni di abitarci. “Andatevene al sud, che magari con i vostri simili vi capite”, avrebbe detto ancora. E poi, rivolta al capofamiglia: “lei è un dittatore come Putin”.
In un’altra occasione Giuliana avrebbe suonato insistentemente al campanello, e visto che nessuno le apriva, avrebbe provocato dei rumori sulle inferriate, lamentandosi che non si potevano stendere i panni sul balcone.
Nel mese di aprile dell’anno scorso avrebbe anche appeso dei cartelli sul portoncino di casa degli inquilini o sul balcone con regole e divieti relativi alla gestione della casa in affitto. Pena, l’obbligo di cambiare casa.
E ancora: il 10 maggio avrebbe usato un tubo per irrigazione per bagnare i panni stesi della famiglia, e all’arrivo sul balcone di Renato, lo avrebbe bagnato dalla testa ai piedi, dicendogli che l’acqua era santa e che gli avrebbe fatto solo bene.
L’imputata è anche accusata di lesioni nei confronti di Veneranda, in quanto, il primo luglio del 2022 l’avrebbe spintonata facendola cadere a terra e poi tirandole i capelli per tentare di chiudere il portone del condominio, provocandole lesioni guaribili in sei giorni.

Sul caso, che ha avuto eco nazionale, l’avvocato Curatti, ha commentato: “Si tratta di una vicenda estremamente spiacevole che è stata inspiegabilmente resa ipertrofica a fronte di interventi mediatici di televisione pubblica o comunque di contatti con altre amministrazioni comunali che secondo me non meritava tutto questo clamore. Mi sono davvero stupito e la linea difensiva sino ad oggi è stata proprio quella di non accettare alcun tipo di contraddittorio che fosse sul piano mediatico o sul piano di pubblicità che non merita questo processo. Il processo si celebra nelle aule, l’interesse è quello di approfondire e di fare chiarezza su un reato che a parere di questa difesa appare davvero oltre quella che è stata la reale dinamica dei fatti. Ho chiesto l’esame della signora che voglio rimarcare è stata a mio avviso anche sin troppo disturbata dal clamore mediatico e anche da una pressante richiesta di informazioni o di contatti che la stessa non ha mai voluto accettare e che più volte è stata costretta a subire. Quindi il luogo dove tutto questo verrà discusso è l’aula del tribunale, e non le reti televisive. Mi riferisco a ‘La vita in diretta’ , anche perché questo è quello che anch’io ho avuto modo di poter vedere in televisione e ho sempre preferito rifiutare ogni contatto con i giornalisti di questo programma, proprio perché l’interesse mio è quello di tutelare una signora che ha 80 anni e che francamente, superare quella che è una banale lite da ballatoio e portarla agli onori delle cronache come un episodio di razzismo, è assolutamente esagerato e disdicevole per chi, comunque, ha voluto portare la vicenda in queste sedi. Ho anche preferito consigliare alla signora di allontanarsi da quel palazzo, di andare dalla sorella che vive altrove proprio per evitare il più possibile ogni contatto, perché anche in questo periodo la mia assistita non vive in un ambiente sereno”.
Sara Pizzorni