Cronaca

Nuovo ospedale: per Ordine Medici
"serve attenta programmazione"

La costruzione del nuovo ospedale, di cui si sta concludendo l’iter di progettazione, interroga il mondo dei medici. L’ordine professionale della provincia di Cremona non si è mai espresso in maniera ufficiale sull’argomento, pur essendo stato coinvolto nei tavoli istituzionali che hanno portato ad una generale condivisione del progetto da parte del territorio cremonese, fermo restando la raccolta di firme che ne chiede l’abbandono.

Il giudizio di Gianfranco Lima, presidente Ordine dei Medici provinciale, innesca diversi spunti problematici.

“Gli aspetti da prendere in considerazione sono molteplici – afferma -. Da un lato c’è da considerare, come ci hanno spiegato i tecnici dell’ospedale, che gli adeguamenti a cui dovrebbe essere sottoposto il vecchio ospedale, come antisismica o anticendio, rischiano di risucchiare risorse quasi pari alla costruzione di una nuova struttura.

E poi ci sono anche problemi sindacali. Un ospedale di questo impegno, con un Dea di II livello, richiede la presenza di personale di livello specialistico elevato. Questo significa avere una capacità di attrazione per personale che dovrà scegliere di venire a Cremona, in un quadro, come sappiamo, di carenza di personale medico. Sempre di più ci sarà una competizione tra strutture per accaparrarsi i medici e la possiamo vincere  creando un’attrazione non solo perche le stanze sono belle, ma per un servizio di sanità pubblica di primo livello”.

“Un’assioma incontestabile è che i soldi stanziati sono finalizzati solo per la costruzione di un nuovo ospedale, spendibili nell’arco di sei anni. Questo ospedale, come dicevo, deve essere supportato dalla presenza di personale specialistico e quindi occorrerà prevedere risorse non più spalmate per sei anni, ma per almeno per 20: l’ospedale lo facciamo una volta, ma lo specialista lo dobbiamo mantenere a lungo.

Questo, per dire la complessità delle prospettive che ci si parano davanti, dove ognuno, per le proprie competenze, deve dare le risposte da un punto di vista organizzatvo. L’ospedale fa parte di una rete molto più grande, oltre alla rete ospedale – territorio c’è anche una rete tra ospedali da considerare, spetta alla politica evitare sprechi di denaro e di risorse umane creando doppioni. Non a caso si è parlato di una cardiochirurgia da una parte e di una neurochirurgia dall’altra… Serve una politica regionale, nazionale o locale, che tenga conto di tutte queste cose”.

C’è poi il tema della tecnologia, in continua evoluzione, che comporta la necessità di programmare gli investimenti pensando all’obsolescenza delle apparecchiature; e poi l’integrazione ospedale – territorio, con gli ospedali di comunità che devono essere messi in condizione di essere davvero funzionali e quindi con un numero congruo di medici di medicina generale e di apparecchiature. Insomma, è la conclusione, “serve una politica che affronti tutti questi temi, e che insieme ai tecnici tenga conto dei bisogni della società e degli aspetti scientifici e tecnologici”. gbiagi

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