Cronaca

Febbre Dengue, cresce l'allerta:
il piano d'azione di Ats Val Padana

Il dottor Luigi Vezzosi parla delle febbre Dengue
Il dottor Luigi Vezzosi

L’impennata dei casi di febbre Dengue in diverse parti del mondo, e soprattutto in America, ha innalzato l’attenzione su una problematica che normalmente è tipicamente estiva. A questo proposito, le autorità sanitarie cremonesi stanno già lavorando con un monitoraggio attento, anche a fronte del fatto che le temperature in crescita porteranno presto alla comparsa delle famigerate zanzare, principali vettori del virus.

LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE E LOCALE

“Stiamo già guardando avanti, in quanto si è assistito a un aumento notevole dei contagi, specialmente in alcune regioni delle Americhe e in Brasile, dove si stanno sfiorando 2 milioni di contagi, con alcuni casi severi e morti” sottolinea il dottor Luigi Vezzosi, dirigente medico dell’Uos Prevenzione Malattie Infettive dell’Ats ValPadana. “Ma ci sono anche altre zone colpite, come alcuni stati di Asia e Africa. In Europa il rischio di casi autoctoni per ora è basso, perché non siamo in stagione vettoriale, ma visti i cambiamenti climatici e l’aumento di viaggi e commerci, c’è grossa attenzione. Per questo abbiamo innalzato il livello di sorveglianza in collaborazione con le Asst, e abbiamo inviato una comunicazione a tutti i medici del territorio”.

In ogni caso, per ora la situazione è sotto controllo: nell’ambito di intervento dell’Ats Val Padana, “nel 2024 ad oggi non abbiamo registrato alcun caso di Dengue, ne di importazione ne autoctono. Nel 2023 abbiamo invece ricevuto la segnalazione di due casi, un cremonese rientrato dall’India e una persona residente in Lombardia che ha contratto il virus in loco”.

Il virus Dengue normalmente non si trasmette da persona a persona ma solo tramite la puntura di zanzara. “Occasionalmente sono stati documentati casi di trasmissione materna durante l’allattamento” spiega il medico. “Per quanto riguarda le donazioni di sangue, organi e tessuti sono in atto una serie di controlli per ridurre al minimo questo rischio di tramsissione”.

CONTRO LA DENGUE PREVENZIONE FONDAMENTALE

Risulta quindi molto importante il lavoro di prevenzione, con azioni che vanno dai comportamenti individuali per ridurre le punture della zanzara, ai provvedimenti di sanità pubblica.

“La struttura complessa di igiene e sanità pubblica, durante la stagione vettoriale, invia comunicazione alle amministrazioni comunali, Rsa, Rsd e altre strutture per assicurarsi che vengano effettuati interventi di bonifica di contrasto alla diffusione del vettore. In caso di segnalazioni sospette o confermate, vengono disposti interventi straordinari di disinfestazione entro 24 ore, nel raggio di 200-400 metri dall’abitazione interessata”.

Parlando invece dei comportamenti individuali, sottolinea ancora Vezzosi, è necessario “ridurre al minimo il rischio di essere punti, utilizzando repellenti, coprendo le zone più esposte del corpo, cercando di ridurre i ristagni d’acqua in casa e giardino, e con lo sfalcio periodico dell’erba”.

Non è tutto: oggi contro la febbre Dengue esiste anche un vaccino, “che utilizza la tecnologia ricombinante, e che garantisce protezione contro i 4 sierotipi di Dengue” spiega il dirigente medico. “Viene somministrato in 2 dosi a distanza di 3 mesi una dall’altra. I cittadini che si recano in zona a rischio possono rivolgersi ai centri vaccinali dell’Asst per la somministrazione”.

ATTENZIONE AI SINTOMI

Importante fare attenzione ai sintomi: “Una quota di soggetti è asintomatica, ma molte persone possono presentare febbre, cefalea, dolore retrorbitale oculare, dolori articolari e muscolari, nausea e vomito, liunfonodi ingrossati, eruzioni cutanee e talvolta piccole emorragie. Quest’ultime aumentano in casi di reinfezione. Ricordiamo infatti che aver contratto la Dengue una volta, non protegge in caso di contatto con sierotipi diversi. Un soggetto potrebbe quindi potenzialmente contrarla fino a quattro volte nella vita. Per questo è opportuno considerare la vaccinazione”.

LA DIAGNOSI DI DENGUE

In caso di sintomi sospetti e correlazione epidemiologica di una trasmissione autoctona, per una diagnosi precisa “si possono effettuare test  molecolari e anticorpali” conclude Vezzosi. “In Regione Lombardia ci sono due ambulatori di riferimento, il Policlinico di Pavia e l’ospedale Sacco di Milano, a cui facciamo riferimento per questi esami”.

Laura Bosio

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