Cronaca

Melega, "contratto fittizio"
"Scintille" tra difesa e testimone

Marco Melega

Il 23 novembre dell’anno scorso, dopo un processo di 27 udienze, l’imprenditore cremonese Marco Melega, 52 anni, era stato condannato a a 10 anni, 5 mesi e 15 giorni di reclusione per frode fiscale, riciclaggio e due episodi di bancarotta, e per decine di episodi di truffe online: storia di merce pubblicizzata su sottocosto-online e marashopping attraverso campagne su tv e radio nazionali. Merce a prezzi vantaggiosi, pagata, ma mai arrivata né rimborsata.

L’avvocato Luca Angeleri

La data dell’Appello deve ancora essere fissata, ma intanto l’imprenditore ha dovuto far fronte a numerosi altri procedimenti per reati fiscali sia a Cremona che a Milano, incassando assoluzioni anche in udienza preliminare.

A Cremona, Melega e il suo “braccio destro” Cristiano Visigalli, che per l’inchiesta principale aveva patteggiato in udienza preliminare 4 anni e sei mesi, scaricando tutte le responsabilità sull’imprenditore cremonese, sono di nuovo a processo per truffa.

Secondo l’accusa, Melega avrebbe licenziato Visigalli dalla “Consulting srl”, società che offriva a clienti importanti servizi pubblicitari in cambio di merce, società che era in via di fallimento, per riassumerlo dopo tre mesi nella società “Mito” per la durata di 20 giorni, continuando a percepire lo stipendio di “Consulting”.

L’avvocato Nicoli

Per la guardia di finanza, il contratto e l’assunzione alla “Mito” sarebbero stati fittizi. Tutto, secondo quanto testimoniato in aula dal luogotenente che aveva partecipato alle indagini, per fargli ottenere la Naspi, l’indennità mensile di disoccupazione come sostegno al reddito per i lavoratori che avevano un rapporto di lavoro subordinato e hanno perso involontariamente la propria occupazione. Dall’aprile del 2019 al giugno del 2020 Visigalli avrebbe quindi ottenuto, compresi alcuni benefit, la cifra di 14.691 euro.

Scintille, in aula, tra gli avvocati difensori Luca Angeleri e Massimo Nicoli con il luogotenente della guardia di finanza che oggi ha testimoniato. Quelle degli inquirenti, per la difesa, sarebbero solo “congetture senza essere supportate da prove”. “Siccome i nostri clienti sono ritenuti dei cattivi per via della condanna principale, si sono fatte supposizioni senza riscontri”. “Dove sono”, hanno chiesto gli avvocati, “gli artifizi e i raggiri?. Come fate a dire che il contratto di lavoro alla Mito è fittizio? E’ stato verificato che Visigalli lavorasse effettivamente per quella società?. Chi aveva aperto il conto in banca?, chi aveva rapporti con la Camera di Commercio?. A Melega è contestato il fatto di essere stato il rappresentante della Consulting e della Mito, ma dove sono le prove?”.

I due difensori hanno quindi chiesto subito al giudice di prosciogliere i due imputati ancor prima della chiusura del dibattimento, ma il pm si è opposto, e ha chiesto di poter sentire come testimone un altro finanziere che aveva seguito l’inchiesta. Accordato: l‘udienza è stata aggiornata al prossimo 13 settembre. Dopo l’esame del testimone sarà emessa la sentenza.

Sara Pizzorni

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