Cronaca

Giornata contro la violenza sulle
donne: i "misteri" cremonesi

La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in questo 2024, non può che richiamare l’attenzione su due “misteri” cremonesi; due morti tragiche che, da molti anni, non trovano una risposta ed hanno purtroppo al centro la morte di una ragazzina e di una giovane ragazza. Vengono chiamati “cold case”, ma chi scrive queste righe non ha mai apprezzato e mai apprezzerà le “inglesaggini”, delle quali non si capisce in nessun modo il senso e l’utilità se non quella di allinearsi, superficialmente e stupidamente, a mode e tendenze “globalistiche” di cui non si avverte la necessità.

Quando si dice che parliamo la lingua più bella del mondo, la lingua di Dante, bisogna andare oltre i proclami e gli slogan e parlarla, appunto, con i fatti. Si parli quindi, in questo caso, di “delitti irrisolti” che è più chiaro e comprensibile, a tutti: anche a quegli anziani che meritano rispetto (ed invece vengono spesso ignorati e messi da parte) e che, oltre l’italiano, sanno solo parlare una lingua bellissima, il dialetto, che dovrebbe essere tutelato, valorizzato, fatto conoscere e parlato a sua volta.

In questo 2024 che sta per volgere al termine tra i delitti irrisolti spicca senz’altro quello di Laura Bosetti, perché da quel tragico 12 luglio 1974 in cui venne uccisa lungo una strada di campagna a Casalsigone, sono passati esattamente cinquant’anni e, in mezzo secolo, non è mai uscito fuori il nome del suo assassino: questo, bisogna dirlo, probabilmente a causa anche di una inqualificabile dose di omertà di chi, molto probabilmente, sapeva e non ha mai parlato.

Lo stesso omicida che, chissà, oggi potrebbe essere a sua volta in un cimitero, in tanti anni non è mai riuscito a provare rimorso né pentimento liberandosi di una verità agghiacciante: un fatto che si commenta da solo e sul quale ogni considerazione risulterebbe superflua. Per celebrare degnamente la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, andando oltre gli slogan ed oltre le cerimonie, sarebbe straordinario se qualcuno, che forse sa, trovasse finalmente il coraggio (e la dignità) di parlare, mettendoci la faccia.

Laura Bosetti, la cui tragica vicenda è finita anche in un libro e in diverse trasmissioni televisive, non aveva fatto nulla di male. Non era che una ragazzina di 14 anni che il 12 luglio 1974, in sella alla sua bicicletta, aveva portato una bibita, nei campi al papà, allo zio e ad un cugino. Ma sulla strada del ritorno trovò un vile assassino che la accoltellò alle spalle, colpendola alla schiena, con una lama di 13 centimetri, lasciandola agonizzante lungo una strada di campagna, sotto un sole cocente, dileguandosi nel nulla: nella sua stessa evidente nullità.

Cinquant’anni dopo tutto ancora tace e sul luogo della disgrazia non resta che un semplice cippo a ricordo.

Se finalmente venisse fuori la verità, almeno su questo caso, dopo tanti anni, allora si potrebbe dire che questa Giornata ha prodotto, anche nelle nostre campagne, un risultato concreto capace di andare oltre gli slogan e oltre le cerimonie.

Altro mistero è poi quello di Arianna Zardi, la 25enne di Casalbellotto (frazione di Casalmaggiore) trovata cadavere il 2 ottobre 2001, sotto un ponticello di campagna nei pressi di Torricella del Pizzo. La ragazza, studentessa di teologia, era uscita di casa il 30 settembre ed era appunto stata trovata senza vita due giorni più tardi. Proprio oggi, 25 novembre, una nuova udienza si è tenuta in tribunale. Una morte del tutto misteriosa, quella della 25enne, sulla quale sono già state presentate due richieste di archiviazione alle quali la famiglia si è sempre fortemente opposta.

Se, anche in questo caso, venisse fuori la verità, si potrebbe affermare che la Giornata celebrativa ha avuto un senso capace di andare oltre le parole. Dalle rive del Grande fiume, tra i silenzi di argini e pioppeti, infine, un pensiero (per quanto possa servire) a quelle donne che, anche tra le nostre terre di pianura, non hanno mai dato voce al loro dolore e alle prove, fisiche e psicologiche, subite. A quelle donne, mogli, madri, sorelle, fidanzate, amiche e lavoratrici che continuano a portare, in silenzio, dolori, paure e sofferenze scolpite nel cuore, e nella mente.

Il pensiero va anche a quelle donne che oggi non ci sono più, che negli anni e nei secoli hanno subito violenze rimaste impunite, celate magari nel segreto delle mura domestiche o dei luoghi di lavoro: dolori che si sono portate direttamente dentro una tomba. Per queste donne ci vorrebbe, in riva al fiume, una lapide (più che una panchina rossa) in grado di tenerne vivo il ricordo; ci vorrebbe un’area verde in cui mettere a dimora un albero, per ognuna di loro, e con i loro nomi impressi su una targhetta; ci vorrebbe una chiesetta, accanto al Po, da destinare a santuario mariano in memoria delle “Vittime del Femminicidio”.

Per Laura e Arianna anche strade e vie dedicate, di modo che il ricordo non venga mai meno, che i loro nomi risuonino anche tra coloro che non hanno mai nemmeno sentito parlare di loro e le verità un giorno, che non sarà un girono qualsiasi, possano venire fuori.

Eremita del Po, Paolo Panni

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