Addio a Elisa, il vescovo: "Ora
sperimenta l'essere salvata"
Nella chiesa di San Francesco d’Assisi è iniziato alle 11 l’ultimo saluto ad Elisa Marchesini, la ragazza di 15 anni che ha perso la vita lo scorso venerdì dopo essere stata investita da un pullman di linea in via Dante, in prossimità di piazza Libertà.
Ad accogliere l’arrivo della salma, tra le lacrime, centinaia di persone di tutte le età: amici, parenti, ma anche istituzioni politiche e civili, tra cui il sindaco di Cremona Andrea Virgilio, gli assessori Santo Canale e Simona Pasquali, alcuni rappresentanti del Cpomitato cremonese della Croce Rossa, tra cui la presidente Loredana Uberti, anche come segno di vicinanza al fratello di Elisa, volontario del soccorso. E naturalmente c’erano i compagni di classe e il preside del liceo Anguissola Roberto Calabrese.
A celebrare le esequie, il Vescovo di Cremona Mons. Antonio Napolioni, affiancato da diversi sacerdoti. Prima della celebrazione, ha voluto dedicare alcune parole alla piccola Elisa. “Fa male, ma non vogliamo darla vinta al male, lei era sorrisi e incoraggiamenti allo stato puro. E nel silenzio che la città fa in questo momento, affidiamo Elisa e ci affidiamo alle braccia del Padre”.
Cremona tutta ha infatti, in qualche modo, partecipato al funerale: alle 11 si è rispettato il minuto di silenzio in tutti gli uffici pubblici.
“Lo dice anche Gesù, non ci servono i dotti, i discorsi; perché il Padre le cose vere le rivela ai piccoli – ha continuato mons. Napolioni. La piccolezza di Elisa è stata ricca di sorprese: le sorprese di un affetto a portata di abbraccio, di poter vivere la vita in maniera più semplice, alla maniera di Gesù. Lui infatti si nasconde nei sorrisi, nelle carezze, nelle lacrime dei piccoli.
Questa piccolezza aiuta a rialzarsi chi non ce la fa; le fatiche sfiniscono.
Noi siamo come fili d’erba, che durano una stagione; quindi tutto è finito? Si potrebbe dire che Elisa è ‘finita’ sotto un autobus, ma preferisco pensare che invece sia ‘salita’ verso il cielo. Adesso Elisa sperimenta l’essere salvata: una vita che non immaginava, o forse sì”.
Andrea Colla