Reni di maiale per trapianti
La ricerca targata Avantea

Fa discutere la notizia che negli Stati Uniti sei persone riceveranno un rene nuovo proveniente da maiali geneticamente modificati: lo xenotrapianto in Italia non è consentito, ma il Laboratorio Avantea di Cesare Galli è all’avanguardia anche in questo campo di ricerca. In collaborazione con l’istituto farmacologico Mario Negri e l’azienda ospedaliera di Padova è al lavoro su un ambizioso progetto di ricerca per l’utilizzo di organi di maiale geneticamente modificati per trapianti nell’uomo.
Lo ha detto all’ANSA lo stesso professore, uno dei massimi esperti di clonazione e riproduzione assistita negli animali, che con il suo laboratorio alle porte di Cremona per alcuni anni è stato a capo di due progetti europei per lo studio di organi di maiale modificati per i trapianti. “I progetti europei sono stati interrotti nel 2017, poi ci siamo autofinanziati e abbiamo presentato alla Regione Lombardia un progetto con l’Istituto farmacologico ‘Mario Negri’ e l’azienda ospedaliera di Padova”. La proposta riguarda “ricerche di base per capire la fisiologia degli organi geneticamente modificati e per identificare degli indicatori di rigetto, che potrebbero portare alla non accettazione da parte dell’organismo umano’. Le modifiche genetiche, ha aggiunto, sono le stesse alle quali si lavora anche negli Stati Uniti.
Nel laboratorio di Cesare Galli sista studiando in particolare “una linea di maiali che crescono in dimensioni e che, per questo motivo, potrebbero essere utilizzati per gli xenotrapianti di rene. Per il cuore stiamo sviluppando una linea di minipig”, sul modello di quanto accade in alcune aziende statunitensi.
Il progetto propone inoltre di sviluppare un kit per diagnosticare la presenza di patogeni nel maiale, in modo da escluderli prima del trapianto, e si studia anche uno stabulario, ossia un allevamento protetto da barriere, che in Italia ancora non esiste. Obiettivo del progetto, ha aggiunto Galli, “è capire se anche in Italia c’è la possibilità di passare a trapianti di questo tipo entro alcuni anni“. Il passo successivo sarà “arrivare a un progetto di xenotrapianti da presentare alle autorità competenti a livello nazionale”.
Il divieto dello xenotrapianto in Italia inevitabilmente rappresenta un freno alla ricerca. Un paio di giorni fa, in un’intervista del quotidiano Repubblica, il professore Emanuele Cozzi, del dipartimento di scienze cardio toraco vascolari dell’Università di Padova proprio sul caso degli xenotrapianti negli Stati Uniti, ha citato le sperimentazioni di Cesare Galli che già nel 2008 aveva fatto nascere i primi maiali europei geneticamente modificati a questo scopo. “In questo momento – afferma Cozzi nell’intervista – in Europa e in Italia siamo fermi ma per evitare di restare indietro è fondamentale riprendere il prima possibile a fare ricerca in modo prudente e in un numero limitato di centri che abbiano la giusta esperienza”.