Cronaca

Lite per i vaccini, infermiere
diffamato. Ma c'è l'accordo

Non si andrà a processo nella vicenda dell’infermiere di 52 anni in servizio in un reparto dell’ospedale di Cremona che sarebbe stato diffamato su facebook dal vicino di casa, un indiano di 40 anni, che nel suo stesso reparto faceva le pulizie insieme alla moglie. Le parti in causa (l’avvocato Gianluca Pasquali per l’imputato e il collega Alessandro Zontini per la parte civile) hanno raggiunto un accordo per la remissione di querela. Si torna in aula a giugno per formalizzare la trattativa.

Nel febbraio del 2020, in piena pandemia, l’infermiere si era ammalato di Covid. “All’epoca non c’erano le mascherine”, aveva ricordato in aula. “Sono stato contagiato gravemente e sono stato molto male, se non ci fosse stato il vaccino non sarei qui“. I suoi vicini di casa, invece, sono no vax dichiarati.

L’infermiere era accusato di diffamazione per aver pubblicato, il 4 giugno del 2021 su “Toro Indiano”, così aveva chiamato il suo profilo facebook, un video che documenta una lite tra l’infermiere e sua moglie: “Guardate da chi siamo curati”, scrive nel commento. “Questo è un infermiere, si chiama… come va a picchiare in giro, chiediamo immediata sospensione dal lavoro“. Un’affermazione, secondo il legale di parte civile, “inventata e lesiva”.

Il video non è mai stato rimosso. Per la parte civile si trattava di una “ripicca diffamatoria” per una discussione scoppiata tra l’infermiere e la moglie dell’imputato, “non vaccinata contro la pandemia imperante” che gli aveva sputato addosso, colpendolo dritto in un occhio.

“Data la specifica posizione che rivestiva nell’ambito sanitario”, scriveva l’avvocato Zontini nell’atto di parte civile, “l’infermiere aveva dovuto ricorrere ad accertamenti precauzionali che scongiurassero il diffondersi del morbo in un contesto particolarmente delicato qual è l’ospedale“. Via mail il 52enne aveva fatto una segnalazione alla coordinatrice dell’Ufficio Igiene dell’Asst di Cremona, avvisandola dell’episodio e del timore di essere stato infettato. “Chiedo un vostro intervento”, aveva scritto. “Confido in voi, ho paura di un’eventuale infezione”. E proprio per questo motivo il vicino si sarebbe vendicato pubblicando il video sui social.

“A seguito di questa condotta inaccettabile“, aveva dichiarato l’avvocato Zontini, “la moglie dell’imputato ha diffuso la notizia di essere stata percossa dalla persona offesa. Cosa inveritiera e infondata, evidentemente conseguenza della segnalazione che il mio assistito fece al coordinatore dell’ufficio igiene. Le espressioni utilizzate dall’imputato sono, oltre ogni evidenza, fortemente lesive della dignità sociale e personale del mio assistito. L’espressione ‘va in giro a picchiare’ si ammanta di particolare gravità, poiché la circostanza è infondata e puramente inventata. E perché è collegata al fatto che la parte offesa è un infermiere e, quindi, espressa con l’intenzione di colpire la vittima nell’ambito del proprio lavoro (tant’è che se ne chiede la sospensione)”.

Sara Pizzorni

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