Denunciò la moglie per sottrazione
di minore. Nel 2021 sgozzò la madre

Nell’estate del 2017 aveva abbandonato l’abitazione di via Panfilo Nuvolone al Cambonino dove viveva con il marito e il figlio, e insieme al bimbo, all’epoca di quattro anni, era fuggita, molto probabilmente per tornare in Marocco.
Quattro anni dopo, il 23 settembre del 2021, suo marito, il marocchino Younes, oggi 39enne, che era tornato a vivere con i genitori sempre al quartiere Cambonino, aveva selvaggiamente picchiato e sgozzato la madre. Affetto da deliri persecutori, il 12 dicembre del 2022 era stato assolto dall’accusa di omicidio volontario perchè non imputabile, essendo affetto da un vizio totale di mente.
Ora a finire a processo è la moglie, una connazionale di 31 anni, accusata di sottrazione internazionale di minore per aver portato via dall’abitazione familiare il figlio avuto con Younes. “Nella coppia c’erano rapporti conflittuali“, ha spiegato oggi uno degli agenti della Squadra Mobile di Cremona che si era occupato delle ricerche della donna. Di denunce contro il marito, la 31enne non ne aveva fatte, ma sosteneva che l’uomo abusasse di sostanze alcoliche e che fosse spesso in uno stato alterato.
Quando lei era sparita, lui l’aveva chiamata più volte, senza mai avere risposta. Gli accertamenti effettuati sulle celle telefoniche l’avevano collocata prima a Lodi e poi a Torino, fino a Ventimiglia. Da lì sarebbe poi espatriata verso la Francia. La donna non si è più fatta vedere a Cremona.
All’epoca il marito si era detto certo che lei e il figlio avessero raggiunto i genitori di lei in Marocco, in quanto amici di famiglia gli avevano detto di averla vista a casa del padre. Lo stesso padre, sempre secondo il 39enne marocchino, che dal Marocco avrebbe organizzato la fuga della figlia con l’aiuto di amici connazionali che vivevano a Cremona.
Dopo essere stato lasciato dalla moglie, Younes era caduto in depressione. Nel 2016 aveva anche perso il fratello, deceduto dopo essere precipitato da una finestra dello stesso appartamento del quartiere Cambonino. Dal giugno del 2021, tre mesi prima di commettere il delitto, l’uomo, già in cura psichiatrica, non aveva più preso i farmaci che gli erano stati prescritti per la depressione. Il giorno dell’omicidio, il 39enne, ex muratore, dopo una lite con la madre, l’aveva picchiata e le aveva tagliato la gola.
“Un delitto di una gravità inaudita”, l’aveva definito il pm. La donna era stata trovata trovata senza vita, stesa a letto con il volto tumefatto, dal marito, ambulante al mercato, appena rientrato dal lavoro. Due i coltelli sporchi di sangue trovati nell’abitazione. Tanto era stata la violenza che i due coltelli si erano rotti dalla parte della lama.
Dopo aver ucciso la madre, Younes era fuggito. Si era cambiato i vestiti, aveva spento il telefono e aveva prelevato del denaro. La sua fuga era durata fino alla sera, quando la polizia lo aveva trovato mentre vagava a piedi per le vie di Cremona in stato confusionale. Era vestito nello stesso modo in cui era stato visto dai vicini durante la mattinata. Sugli indumenti, tracce di sangue. Sul corpo, ferite ed escoriazioni: il polso e le nocche gonfi e tumefatti. Oggi l’uomo è ospite in una comunità psichiatrica protetta in Valchiusa.
Il 9 aprire si torna in aula per discutere il procedimento in cui è imputata la moglie.
Sara Pizzorni