Cronaca

Il marito "orco" non parla
l'italiano. Processo da rifare

Sebbene viva in Italia da dieci anni, un uomo di 54 anni, romeno, finito a processo per maltrattamenti nei confronti della moglie e della figlia maggiore, non sa parlare una parola di italiano, e così in procura dovranno tradurre nella sua lingua madre il decreto di giudizio immediato. Il processo, dunque, sarà da rifare. Lo ha deciso oggi il giudice dopo che si era ritirato in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Per l’imputato, il pm aveva chiesto una pena di cinque anni, ma il legale del 54enne, l’avvocato Cristina Pugnoli, che a suo tempo aveva già fatto presente il problema, ha risollevato la questione nel corso della sua arringa. Per diritto di difesa, l’imputato deve sapere di cosa lo si accusa. A quel punto il giudice si è ritirato e invece di uscire con la sentenza ha letto un’ordinanza in cui rimandava gli atti alla procura per la traduzione del decreto.

L’avvocato Pugnoli

L’accusa parla di dieci anni di botte e di maltrattamenti su trent’anni di matrimonio.  Dal 2014, l’uomo, sempre ubriaco dopo aver perso il lavoro, se la prendeva con la moglie, alla quale ora non può più avvicinarsi, e con la figlia maggiorenne quando quest’ultima accorreva in soccorso della madre. La vittima è stata ingiuriata, minacciata di morte, picchiata, spesso anche alla presenza della figlia più piccola. “Aspetto che dormi per ammazzarti con un coltello“, diceva alla moglie. “Ti taglio a pezzi e poi ti mangio, prima vi uccido e poi chiamo io i carabinieri, ti taglio la lingua, ti uccido e poi ti butto giù dal balcone con i piedi avanti”

L’uomo aveva assunto un atteggiamento sempre più autoritario, pretendendo che la moglie non parlasse quasi mai e che gli desse del denaro, alzando i toni e minacciandola quando lei lo rimproverava di essere schiavo dell’alcol. Il marito l’aveva anche obbligata a sopportare insostenibili condizioni di vita.

Oggi, arrivati all’ultima udienza, il pm tratto le sue conclusioni, chiedendo una pena di cinque anni. E invece il processo è da rifare.

Sara Pizzorni

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