Cronaca

Giovani e inclusione: in Cattolica
arriva "Mettiti nei miei panni"

Grande successo martedì mattina nel campus Santa Monica dell'università Cattolica per il progetto "Mettiti nei miei panni": alcuni studenti hanno potuto sperimentare disabilità fisiche, grazie a percorsi dedicati

Percorsi interattivi e sensoriali, auditivi e motori per poter toccare con mano le disabilità e avvicinarsi ad una sempre maggiore inclusione e comprensione dell’altro.

Buona partecipazione al Campus cremonese Santa Monica dell’Università Cattolica per l’edizione 2025 di “Mettiti nei miei panni”, progetto itinerante, voluto e organizzato dall’Ateneo che in alcune settimane toccherà diverse sedi del Nord Italia.

Protagonisti dell’iniziativa i ragazzi universitari insieme ad un’ottantina di giovani delle scuole superiori cittadine, che durante la mattinata di martedì hanno potuto sperimentare e “vestire i panni” di persone che vivono con deficit fisici; a seguire i partecipanti, alcuni tutor con disabilità ed esperti volontari.

“È un’occasione – ha spiegato Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’inclusione e direttore del Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità (CeDisMa) – un evento che abbiamo in corso ormai da diverso tempo affinché i nostri ragazzi possano comprendere che, oltre alle loro competenze e abilità, ci sono persone che hanno esigenze particolari e, appunto, speciali”.

“Vorremmo provare anche quest’anno – ha proseguito sullo stesso filone Fabrizio Cappelletti, docente dell’Università Cattolica e Coordinatore Servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità e con DSA – a sensibilizzare la popolazione accademica sul tema dell’inclusione, al quale teniamo particolarmente. Il vero valore aggiunto di questo progetto è anche nell’essere guidati, durante l’intera esperienza, dai nostri studenti con disabilità; per noi, non c’è cosa più bella”.

Quattro i percorsi inseriti nel progetto, che arriva a Cremona per il secondo anno consecutivo; nei prossimi giorni toccherà le sedi universitari di Piacenza, Milano e Brescia.

“I ragazzi incontrano i loro compagni con disabilità – ha concluso il professor D’Alonzo – e in questo incontro riescono a comprendere la bellezza della relazione: qualsiasi identità personale, infatti, passa attraverso la conoscenza degli altri, perché l’altro ci è necessario per acquisire la nostra identità”.
Andrea Colla
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