Cronaca

Ossessivo, pedina la ex con
il Gps sotto l'auto: a processo

Per sapere sempre dove fosse la sua ex compagna, aveva installato un Gps sotto la scocca della sua macchina e aveva posizionato di nascosto una telecamera nella sua camera da letto. A processo per lesioni e maltrattamenti c’è un 42enne residente nel cremonese, assistito dagli avvocati Cristina Pugnoli e Marco Bencivenga. La vittima, 41 anni, si è invece costituita parte civile attraverso l’avvocato Mimma Aiello.

L’avvocato Aiello

Per l’accusa, dal 2021 la donna era stata sottoposta a violenze fisiche e psicologiche da parte dell’ex compagno, talvolta sotto l’effetto di stupefacenti, anche alla presenza del loro figlio minorenne. Per la procura, l’uomo, che non accettava la fine della relazione, in preda a scatti d’ira, aveva distrutto e messo a soqquadro intere stanze della casa, controllava continuamente la 41enne nei suoi spostamenti, chiamandola ripetutamente e inviandole messaggi in cui le chiedeva dove e con chi fosse, minacciandola di morte, sottraendole le chiavi dell’auto per impedirle di andare al lavoro.

L’uomo le aveva anche sottratto il bancomat, tenendolo per più giorni consecutivi e restituendoglielo solo dopo aver speso ingenti somme di denaro. Per l’accusa, l’aveva anche picchiata, strattonata, colpita con calci e pugni su tutto il corpo. Il 13 febbraio del 2023, in uno scatto d’ira, le aveva lanciato addosso, colpendola sul viso, un bottiglia di plastica della Coca Cola. Nel corso del tempo l’aveva anche offesa e umiliata come donna e come madre: “Sei una fonte di problemi, tanto se esci da qui dove credi di andare, muori schifezza, muori anche male”, le avrebbe detto.

L’avvocato Pugnoli

In aula è stata sentita la testimonianza della ex fidanzata del figlio dell’imputato, che per un periodo era stata ospite nella loro casa. “Non voleva che uscisse”, ha raccontato la ragazza. “Le requisiva la borsa e le chiavi della macchina. Aveva anche tolto le chiavi di tutte le camere per evitare che ci fosse privacy; colto dalla rabbia distruggeva le porte, aveva dato fuoco ad un giubbotto della sua compagna e minacciava di dar fuoco a tutto. Aveva anche installato telecamere in casa per controllare cosa facessimo, e picchiava i cani per far dispetto a lei. Diceva che dovevamo dargli più attenzione. E poi continuava a tartassarla di telefonate. Quando andavamo a fare benzina insieme o a fare la spesa ce lo trovavamo lì, sulla sua auto, che diceva cose incomprensibili”.

L’avvocato Bencivenga

“La raggiungeva spesso sul posto di lavoro”, ha ricordato a sua volta una collega della vittima. “Veniva nei fine settimana. Era agitato, nervoso, la controllava. Lo trovavamo dal meccanico, dal benzinaio, a fare la spesa”. “L’auto della mia collega”, ha sostenuto la testimone, “era monitorata tramite cellulare“.

Si torna in aula il prossimo 15 aprile.

Sara Pizzorni

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