Cronaca

Femminicidi e violenza di genere,
Aida: "Serve cambiamento culturale"

“Non è un bollettino di guerra. È una strage silenziosa che continua a colpire le donne, ogni giorno, ovunque”: così Simona Frassi, vicepresidente dell’associazione Aida di Cremona, che da anni si occupa di contrasto alla violenza di genere, commenta l’escalation di femminicidi degli ultimi giorni.

“Solo negli ultimi giorni tre giovani donne sono state uccise in tre città diverse” commenta. “Ilaria, 22 anni, accoltellata a Roma dall’ex fidanzato. Laura, 36 anni, strangolata a Spoleto dal compagno. E poi Sara, ancora 22 anni, uccisa a Messina da un ragazzo che la perseguitava da un anno. Tutti uomini che avevano avuto accesso alle loro vite. Tutti uomini che non hanno accettato un no“.

Secondo i dati riportati dall’associazione, dall’inizio del 2024 sono 16 le donne uccise in Italia. L’anno scorso i femminicidi sono stati 82. Nel 2022 erano 95. Una conta impietosa che, come ribadisce Frassi, “non può più essere letta come una guerra tra due parti. Qui non ci sono eserciti contrapposti. Qui ci sono donne che muoiono per mano di uomini che dicono di amarle“.

Anche a Cremona la situazione è tutt’altro che rassicurante. “La cronaca giudiziaria cittadina ci racconta di continue denunce, processi, sentenze che coinvolgono mariti, compagni, ex” spiega. “È l’effetto di una cultura che non accetta la libertà femminile. Il messaggio che passa è che una donna non può decidere per sé. E se lo fa, va punita”.

Secondo la vicepresidente di Aida, il fenomeno sta anche cambiando volto: i carnefici sono sempre più giovani, spesso coetanei delle vittime. “L’età si è abbassata ed è un segnale che non va sottovalutato”.

Per questo è urgente intervenire a livello culturale, “a partire dalla scuola dell’obbligo, con educazione all’affettività, al controllo delle proprie emozioni, al rispetto e anche al riconoscimento dei segnali di una relazione tossica e di un comportamento pericoloso”.

Frassi chiede con forza un cambiamento di prospettiva: “Servono interventi sistemici. Formazione per insegnanti e operatori. Politiche per la genitorialità. C’è necessità di formazione e di progettualità che facilitino la prossimità tra le Forze dell’Ordine e le donne vittime di violenza, di apertura di nuovi Centri Antiviolenza, di sportelli d’ascolto e di Centri per uomini autori di violenza, fondamentali per l’erosione della recidiva”.

Il recente disegno di legge che introduce il reato di femminicidio nel Codice Penale, secondo Aida, è un passo importante, ma non sufficiente: “La risposta davanti al fenomeno socio-culturale della violenza maschile contro le donne non può che essere culturale e collettiva: è un’intera comunità che deve mobilitarsi per il riconoscimento e il superamento di comportamenti maschili improntati alla prevaricazione, al possesso, alla violenza nella direzione di una reale parità, di un profondo cambiamento culturale che garantisca alle donne la libertà di scegliere, di dire ‘No’ e di vivere la propria vita” conclude Frassi.

“Facciamo rumore, sì ma da sole non basta. Lavoriamo insieme perché le istituzioni ascoltino e mettano in campo azioni di contrato socio-culturale alla violenza contro le donne. Impariamo a vedere quando una donna è vittima di violenza maschile sul posto di lavoro, tra i banchi della scuola, nei condomini.

Cominciamo dalla quotidianità, dalle piccole cose, sottraendoci e stigmatizzando i comportamenti tossici. Il grido di una parte impegnata della società è un richiamo, ma qui serve la risposta ferma e convinta dell’intera collettività perché si realizzi un profondo cambiamento culturale”.

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