Prelievi col bancomat dell'anziana:
76enne a processo, chiesti tre anni

“La portavo dal medico, l’accompagnavo a fare la spesa, dalla parrucchiera, lei si era molto affezionata a me. Non le ho preso un euro“. Così si è difeso in aula un cremonese di 76 anni finito a processo con l’accusa di
circonvenzione di incapace. Per la procura, avrebbe abusato del rapporto fiduciario costruito negli anni con Giuliana, 91 anni, conosciuta nel 2010 tramite una parente di lei, e del suo stato di infermità mentale, effettuando dei prelievi con il bancomat della vittima per 62.000 euro, di cui 18.000 versati sul suo conto corrente. Per l’imputato, il pm onorario Silvia Manfredi ha chiesto una pena di tre anni.
I fatti contestati si sarebbero svolti dal primo luglio del 2020 al settembre del 2021. Giuliana, che ha sempre lavorato come infermiera, è morta lo scorso agosto nella Rsa di Sesto Cremonese. Ci era stata portata nel settembre nel 2021 dopo essere stata in ospedale per una caduta.
La querela era stata sporta da una nipote quando aveva fatto la domiciliazione bancaria per la retta della Rsa. In quell’occasione, la donna, a cui la zia aveva lasciato in eredità la casa, si era accorta che dal conto erano stati effettuati vari prelievi con il bancomat dell’anziana. Per l’accusa, 64 prelievi.

“Giuliana era accudita da una vicina di casa, mi chiamava una o due volte la settimana quando aveva bisogno”, ha spiegato l’imputato. “Mi dava dieci o venti euro“. Solo due volte, come raccontato a processo, l’anziana gli aveva dato cifre più consistenti: 2.000 euro per far aggiustare l’auto con cui lui l’accompagnava a fare le commissioni, e 3.000 euro per il dentista. “Avevo dei problemi alla bocca ed ero in difficoltà”, ha spiegato il 76enne, “e ha voluto farmi un bonifico. Per il resto mi chiamava, mi dava il bancomat e mi diceva di andarle a prelevare le somme che lei mi chiedeva“.
Nel capo di imputazione è contestata all’imputato anche la cifra di 30.000 euro. Quella somma, però, come riferito la scorsa udienza dal nipote di Giuliana, era stata una donazione che gli aveva voluto fare la zia nel 2021. Il nipote aveva spiegato di essersi occupato della parente prima dell’imputato. “Prima del Covid era autonoma”, aveva riferito. “I soldi li gestiva lei”. In banca, per la donazione, c’erano andati lui e la zia, accompagnati dal 76enne.

A processo, uno dei medici della Rsa dove era ricoverata Giuliana aveva ricordato un episodio accaduto il 25 marzo del 2022, quando era stato segnalato il comportamento “non adeguato” da parte dell’imputato, che era andato a far visita all’anziana, chiedendole di convincere la nipote a ritirare la querela contro di lui. “Falso”, ha detto oggi il 76enne, chiamato in causa dal pm su questa ultima circostanza.
Nella sua arringa, l’avvocato della difesa Cesare Grazioli ha ricordato le testimonianze dei dipendenti della banca. “Tutti hanno riferito che la signora, quando era andata a fare il bancomat, utilizzabile sia da lei che dalla nipote, era lucida, capace e presente“, e che “tutti i movimenti bancari sono stati fatti quando lei era a casa e non in ospedale, e la nipote ha confermato che il bancomat è sempre stato a casa di Giuliana, tanto che nella perquisizione domiciliare nella casa del mio assistito non è stato trovato nulla. Il suo comportamento è sempre stato corretto”.
La sentenza sarà pronunciata il prossimo 16 maggio.
Sara Pizzorni