Cronaca

Carcere, nessun abuso di autorità
Agente della penitenziaria assolto

Era accusato di abuso di autorità nei confronti di un detenuto e di falso, ma il giudice lo ha assolto con formula piena. Davanti al gup era finito un agente della polizia penitenziaria di Cremona, un 40enne della provincia di Salerno. “Speravo nell’assoluzione perchè so di non aver fatto nulla“, ha commentato l’imputato, assistito dall’avvocato Luca Curatti, dopo la lettura della sentenza. “Ma è stata dura, perchè ho rischiato di perdere il mio lavoro e la mia famiglia”.

I fatti risalgono all’11 maggio del 2023. L’agente, assistente capo in servizio a Cremona dal 2011, era accusato di aver aggredito un detenuto che in seguito ad un diverbio gli aveva sputato in faccia. Secondo quanto era stato denunciato, l’agente lo aveva colpito con calci e pugni con violenza tale da costringere altri colleghi ad intervenire e ad allontanarlo con la forza, visto il suo comportamento di “persistente violenza”.

“Il detenuto”, ha spiegato l’imputato, “pretendeva di uscire dal cancello di smistamento per recarsi in lavanderia, ma non ne aveva diritto“. Il carcerato era ubriaco (aveva assunto grappa artigianale perchè in carcere macerano la frutta), psichiatrico e corpulento. Aveva tentato di sferrare calci e morsi ed era quindi stato bloccato nel vano scala dallo stesso assistente capo, che nelle manovre si era pure rotto il legamento del pollice destro, e da altri colleghi che erano stati chiamati. “E’ stato solo contenuto e portato in isolamento“, ha raccontato il 40enne.

L’avvocato Curatti

L’agente, che per quel legamento rotto aveva subito due interventi chirurgici, aveva saputo di essere stato denunciato nell’aprile dell’anno successivo dall’allora comandante. “Sono stato pugnalato alle spalle“, ha detto l’agente. “Dopo la malattia sono comunque tornato a lavorare a testa alta, ma non è stato facile. L’ambiente era pesante, ho avuto problemi di ansia e sono andato in cura da uno psicologo. Ho perso undici chili e ho rischiato pure di perdere la mia famiglia, mia moglie e mia figlia di 10 anni, perchè a casa riversavo su di loro i miei problemi”.

L’imputato era inoltre accusato di aver attestato falsamente che il detenuto, dopo la lite, aveva approfittato dell’apertura del cancello per avvicinarsi a lui e affrontarlo. Per la procura, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, aveva omesso di redigere una relazione in merito all’aggressione ai danni del detenuto, sostenendo di averlo soltanto contenuto sulle scale con l’ausilio dei colleghi.

A scagionare l’imputato sono stati i video della sorveglianza, che non hanno registrato alcuna aggressione nei confronti del carcerato, ma solo un’azione di contenimento dopo la discussione. Dichiarazioni a favore dell’assistente capo sono state rilasciate dallo stesso detenuto, che ha sostenuto di non avere mai subito percosse e che ha ammesso di essersi comportato male.

“Lunedì tornerò al mio lavoro con un altro spirito, a testa altissima“, ha commentato l’assistente capo, che ha sempre sognato la divisa. “Mio cugino era finanziere, e mia madre Lucia, che è mancata a causa di un incidente stradale, mi diceva sempre che mi vedeva con la divisa. Ho chiamato mia figlia come lei”.

Sara Pizzorni

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