Dipendenza da smartphone:
all'Aselli "Smetto quando voglio"
Reel, like, post su Instagram e TikTok, e poi notifiche e trilli a qualunque ora del giorno e della notte.
In un mondo sempre più interconnesso e veloce, gli smartphone e i device digitali in genere sono diventati parte integrante della nostra vita: di certo un aiuto, ma allo stesso tempo un rischio, soprattutto per le nuove generazioni, che ormai di telefono sono dipendenti.
Come fare quindi a trovare un punto d’equilibrio?
Di questo e molto altro si è parlato nell’aula magna del liceo scientifico Aselli di Cremona nella conferenza dal titolo “Smetto quando voglio”, a cui hanno partecipato un centinaio di persone tra studenti, docenti e genitori. Protagonista e relatore, lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini.
“Abbiamo parlato non solo di smartphone ma più in generale di schermi – ha commentato Marchesini – noi siamo abituati a pensare i mezzi come neutri: con un coltello, per esempio, si può affettare e la sua funzione si esaurisce. Negli ultimi anni, invece, abbiamo capito che gli strumenti tecnologici non lo sono più: influenzano il nostro modo di vivere nel mondo, di vivere le relazioni e anche le nostre capacità cognitive. Alcuni miei colleghi non sono d’accordo e negano questa dipendenza, diversamente da molte mamme; personalmente, propendo a credere alle mamme”.
L’ incontro è stato organizzato dal liceo Aselli con la collaborazione della rappresentante d’istituto dei genitori Vallara e l’associazione Prysma, presieduta dalla docente Paola Trombini che ha anche svolto il ruolo di moderatrice.
Diverse, ad ogni modo, le problematiche più che mai concrete e attuali affrontate durante il convegno, che vanno a toccare aspetti sia fisici (come, per esempio, la vista per l’eccessiva esposizione alla luce artificiale) sia sociali. Alcune, però, le possibili soluzioni.
“Uno dei temi che è stato affrontato – ha proseguito il dottore – è la difficoltà che hanno i ragazzi nelle relazioni sociali: lo vedo anche nel mio studio, con moltissimi giovani che arrivano anche a tarde età, vicino ai 30 anni, dicendomi di non avere amici”.
“Una possibile soluzione – ha poi concluso – è resistere il più possibile nell’affidarsi completamente a questi strumenti: non è pensabile vivere senza, sarebbe utopia, ma quello che si può fare è cercare di sviluppare un po’ di spirito critico”.
Andrea Colla