Avvocato aggredito in studio
Le scuse alla vittima e all'Ordine

Con una lettera di poche righe, ha chiesto scusa alla vittima, un avvocato cremonese di 67 anni che il 13 marzo dell’anno scorso aveva aggredito nel suo studio di piazza Marconi, e ha chiesto scusa anche all’Ordine degli avvocati, che per la prima volta a Cremona si è costituito parte civile in favore del collega. Ci sono in corso anche trattative per il risarcimento del danno.
A processo per lesioni, danneggiamento, violazione di domicilio e violenza o minaccia a pubblico ufficiale c’è un 37enne assistito dall’avvocato Andrea Polara, mentre l’Ordine degli avvocati, presieduto dall’avvocato Alessio Romanelli (presente in udienza), è rappresentato come parte civile dall’avvocato Isabella Cantalupo. La vittima, a sua volta, è parte civile con l’avvocato Giampaolo Bellini.

Dal legale, come dallo stesso spiegato in udienza, l’imputato si era presentato con atteggiamento alterato e minaccioso. Era un suo assistito di cui l’avvocato era amministratore di sostegno, considerato un pubblico ufficiale. Il cliente, che dal professionista voleva più soldi rispetto a quanto invece concordato con il giudice, aveva spaccato con una manata la porta a vetri. Quindi aveva messo lo studio a soqquadro, distruggendo telefono, monitor e computer. E infine si era avventato contro l’avvocato, prendendolo a calci e pugni, procurandogli una lesione al timpano sinistro, contusioni al volto e alle braccia e rompendogli gli occhiali da vista.
“Aveva l’abitudine di chiedermi somme importanti di denaro che io non potevo, non volevo e non dovevo dargli, perché di importo superiore”, ha riferito la vittima. Un giorno prima, l’imputato si era presentato in banca. Pretendeva denaro, aveva dato in escandescenze e scaraventato a terra una piantina. Poi aveva contattato l’avvocato, al quale aveva inviato una decina di messaggi minacciosi, tutto materiale acquisito a processo.
Il 13 marzo si era presentato in studio. Il professionista era impegnato con un cliente. “Ad un certo punto ho sentito un rumore fortissimo alla porta di vetro, ma non ho visto chi c’era”, ha raccontato l’avvocato. Dopo aver rotto la porta, il cliente arrabbiato era entrato e aveva buttato il telefono per terra, impedendo al legale di chiamare le forze dell’ordine. Voleva i soldi. Il professionista era riuscito a chiamare la banca. Lì avevano capito cosa stava succedendo, visto quanto accaduto il giorno prima. A chiedere aiuto, nel frattempo, era stato anche l’altro cliente presente in studio, riuscito ad uscire e a telefonare al 112.
La sentenza sarà pronunciata il prossimo 17 ottobre.
Sara Pizzorni