Forza nella disabilità: l’avventura
delle ragazze di CondiVivere
Ci sono storie che meritano di essere raccontate, avventure affascinanti fatte di vita vera, costruita passo passo tra tante corse in salita, qualche caduta e tante piccole grandi vittorie. Avventure di chi ce l’ha fatta anche (e soprattutto) sfruttando il vento contrario a proprio favore.
Avventure come quella di Eleonora, Giulia e Alessia, tre ragazze con disabilità.
Siamo a Cavatigozzi, nella periferia della città di Cremona, dove le giovani vivono da qualche tempo nella casa messa a disposizione della sorella di Alessia.
“Noi abbiamo iniziato a fare alcuni weekend un anno fa – commenta Giulia Trioni, a nome di tutte – per arrivare a conoscerci meglio, a staccarci per quella volta al mese dalla famiglia. A mano a mano si è creato sempre di più un legame tra di noi, un ponte, un feeling più forte. Da giugno poi abbiamo iniziato a fare qui alcuni giorni a settimana, ed ora siamo arrivati alla convivenza vera e propria”.
Tra le figure fondamentali in questa avventura, oltre all’assistente sociale e ad un’educatrice, c’è anche l’assistente personale Juljana Rexhaj, che è anche una delle fondatrici del gruppo operativo.
A promuovere e portare avanti l’iniziativa l’associazione CondiVivere, creata un paio d’anni fa dai familiari di una trentina di ragazzi e persone con disabilità.
Un percorso lungo, fatto di faccende, pulizie e nuove routine, condite sempre da una giusta dose di sorriso e commozione.
“L’obiettivo – afferma in merito la presidente e sorella di Alessia, Tiziana Cappiello -è quello dell’abitare per la persona con disabilità, che grazie ad alcune nuove normative viene resa protagonista realmente della creazione del suo progetto di vita”.
“Noi dobbiamo aiutarli – aggiunge – ci dobbiamo essere, ma loro il volo lo devono spiccare da soli, seppur con un paracadute, che possono essere gli operatori, che possono essere i servizi, che può essere la famosa rete di cui tanto si parla”.
In seconda linea, sempre insieme alle ragazze c’è Luana Amato, educatrice responsabile della progettazione dell’associazione. “È bellissima questa esperienza – commenta Luana -nuova anche per me: sono orgogliosa perché, se è vero che sono qui per supportarle, è anche certo che imparo tantissimo anche io ogni giorno grazie a loro. Per questo e per tutto, davvero, grazie ragazze!”.
La cosa che stupisce ed emoziona di più? Luana non ha dubbi.
“Il loro coraggio – aggiunge l’educatrice – e la loro forza, perché non è semplice. Per chi c’è già passato, lasciare il nido familiare è comunque un grande avvenimento”.
“La cosa più bella è per noi sia più di una seconda casa – conclude Giulia – per noi, ‘casa’ è questa”.
Il servizio di Andrea Colla