Portò il figlio in Belgio: mamma
condannata, è sottrazione di minore

Sottrazione e trattenimento di minore all’estero: con questa accusa una mamma belga di 40 anni è stata condannata ad un anno, come chiesto anche dal pm. Il giudice ha subordinato il beneficio della sospensione condizionale della pena a risarcire l’ex compagno entro sei mesi con una provvisionale di 5.000 euro.
Era stato proprio l’uomo, nell’agosto del 2021, a denunciarla per essere tornata in Belgio al termine della loro relazione e di aver portato con sé il loro figlio, all’epoca di tre anni e mezzo.
“La nostra relazione era deteriorata“, aveva sostenuto la donna, assistita dall’avvocato Marialuisa D’Ambrosio. “Lui era aggressivo e litigavamo spesso, anche davanti a nostro figlio“. “Ma andandosene via”, ha sostenuto il pm, “ha impedito al padre del piccolo di svolgere la sua responsabilità genitoriale. La rete affettiva del bambino era in Italia, dove andava anche all’asilo”.
“Solo dopo quattro giorni l’imputata ha risposto alle chiamate delle forze dell’ordine”, ha detto a sua volta l’avvocato Annunziata Flagiello, legale di parte civile. “Il bambino è nato in Italia dove ha la residenza anagrafica e dove ha sempre vissuto, nonostante dal 2018 avesse il domicilio in Belgio”. “Ad oggi”, ha ricordato l’avvocato, “vige ancora il divieto di espatrio dell’imputata col figlio“. “Il mio cliente”, ha aggiunto il legale, “per otto mesi si è visto privato del rapporto con il figlio, strappato dal suo mondo e dal suo contesto. Un rapporto ripreso molti mesi dopo con il rimpatrio del minore”.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato Flagiello aveva chiesto danni patrimoniali, per le spese legali del suo cliente, “costretto a recarsi in Belgio per vedere il figlio”, e danni morali “per non aver potuto svolgere appieno il suo ruolo di genitore. Quello di trasferirsi in Belgio, dove vive la famiglia d’origine dell’imputata, non è mai stato un progetto comune”.
Di “acerrimo conflitto” tra i due genitori, tra i quali è in corso anche una causa civile, e di “paura e odio”, ha invece parlato nella sua arringa l’avvocato D’Ambrosio. “Paura di lei per i comportamenti del suo ex, che le diceva ‘ti auguro la morte, non sei italiana, mi fai schifo, se potessi ti affogherei, ti spacco le gambe‘, lui che dopo un litigio aveva tirato calci alla portiera della macchina. Dalla paura si è generato l’odio, anche se lei non lo ha mai denunciato perchè ha voluto mettere in primo piano gli interessi del loro bimbo. Ma si è sentita sotto minaccia“.
L’imputata, secondo quanto sostenuto dalla difesa, è sempre andata avanti e indietro liberamente dall’Italia al Belgio. “Non è vero”, ha aggiunto l’avvocato D’Ambrosio, “che lui non sapeva che lei stava andando in Belgio. Il problema era quando sarebbe tornata, ma lui avrebbe tranquillamente potuto raggiungerla. E poi il padre solo per tre giorni non ha sentito il bimbo al telefono”. Nel frattempo in Belgio la donna, che nel suo paese lavorava per la società di famiglia, aveva intentato una causa civile per la regolamentazione sia finanziaria che personale del bambino, mentre l’ex compagno aveva sporto denuncia per sottrazione e trattenimento di minore all’estero. “La voleva vedere al tappeto“, ha concluso l’avvocato difensore.
Nell’aprile 2022 era arrivata la sentenza belga che ordinava il rimpatrio del bambino, ma sia la madre che il figlio erano già in Italia, in quanto, in base al calendario degli incontri, toccava al padre stare con il bimbo. Attualmente l’imputata, che vive con il suo piccolo, ha trovato un lavoro stabile in Italia come impiegata. “Il mio ex non mi ha mai dato un euro“, ha detto la donna, disperata, fuori udienza. “Sono pentita di non averlo denunciato“.
Ora la difesa attende di leggere la motivazione della sentenza, che sarà depositata entro 45 giorni, dopodichè farà ricorso in Appello.
Sara Pizzorni