Cronaca

Dazi al 30%, Salini: "Sarebbero
danni per tutti, non arriveranno"

L'eurodeputato cremonese Massimiliano Salini

Il primo di agosto si avvicina e con esso anche la data d’inizio dei tanto temuti dazi americani, voluti dal presidente Donald Trump e annunciati con una lettera resa pubblica alcuni giorni fa.
La nuova, pesantissima tassa a stelle e strisce (pari, ad oggi, al 30%) andrà a colpire in maniera dirette le merci europee, italiane incluse, con ripercussioni sull’export e sulla filiera produttiva.
Sono in corso, nel frattempo, serrate trattative tra la Commissione Europea e l’amministrazione americana, affinché si possa trovare un accordo equo.
Sul tema, interviene anche l’eurodeputato cremonese a Bruxelles Massimiliano Salini, fiducioso sulla buona riuscita dei negoziati.

Non arriveremo mai ad avere il 30% su una percentuale così alta di prodotti, non ha nessun senso e sono certo che non accadrà. La linea dura non se la può permettere Trump e non ce la possiamo permettere noi: è un’ipotesi che non ha nessun fondamento, perché danneggerebbe sia l’economia americana che l’economia europea”.

“Innanzitutto – aggiunge – la decisione europea oggi è quella di non reagire: mai come in questo momento si è capito che non vale la pena, con un modello negoziale così asimmetrico rispetto al passato come quello adottato dall’attuale amministrazione americana; la reazione non ha senso perché i cambi di rotta sono continui”.

“Abbiamo una linea costante – prosegue Salini – che è quella, da un lato, di esigere che si mantengano relazioni costruttive: riteniamo infatti che l’economia americana e quella europea siano strettamente legate. Nel frattempo, però bisogna continuare anche i negoziati alternativi, sviluppare e completare l’accordo col Mercosur (il mercato che comprende alcuni Paesi dell’America Latina, ndr) e con il Giappone; con altri interlocutori commerciali che possano costituire fonti di sbocco ulteriore per le merci europee”.

“Personalmente – afferma poi l’eurodeputato – credo che, qualora dovessimo arrivare a quell’assurdo infondato, dovremmo insistere su mercati alternativi e ovviamente perseguire anche la via più dura, con dazi reciproci; sarebbe però una soluzione negativa per entrambi”.

L’Unione europea nelle ultime settimane ha comunque fatto diversi passi verso le richieste avanzate del tycoon, una tra tutte l’esenzione dalle tasse per le grandi aziende tecnologiche statunitensi.
Ciò, per il momento, non sembra essere bastato. Fin dove si potrebbe spingere Trump e cosa dovrebbe fare Bruxelles?

“Il primo obiettivo di Donald Trump – commenta Salini – è quello di rilanciare la manifattura interna; questo però non è certamente il metodo migliore per ottenere quel risultato. La modalità con la quale si propongono provocazioni come questa è orientata alla muscolarità negoziale: il segreto è avere comunque alternative per compensare i danni derivanti da queste provocazioni e, dall’altro, insistere con l’ipotesi di un accordo costruttivo tra i protagonisti dell’Occidente, cioè Europa e Stati Uniti. Non cedere, quindi, alle provocazioni”.

“L’Unione – conclude – si sta muovendo su questa partita nel modo corretto: il commissario europeo al commercio Maros Sefcovic è un uomo di grande mestiere, che conosce l’arte del negoziato; su questa partita, l’Europa sta battendo un colpo”.
Andrea Colla

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