Violenza contro le donne:
con OperaTalk la Carmen è attuale
Amori ed oppressioni, libertà e violenze, morte e vita: tematiche concrete ieri quanto oggi, per un filo rosso tra passato e presente che rende l’opera lirica più che mai attuale.
Dopo il successo di pubblico della “prima” della Carmen (per la regia di Stefano Vizioli) che ha dato ufficialmente il via alla stagione operistica 2025/2026 all’ombra del Torrazzo, il Teatro Ponchielli apre un nuovo format: si chiama “OperaTalk” e punta ad approfondire gli argomenti affrontati durante la rappresentazione declinandoli in chiave moderna.
Così, proprio come l’ottocentesca Carmen di Bizet, zingara dal cuore libero, veniva uccisa per mano di un amante che non accettava di essere rifiutato, allo stesso modo accade a centinaia di donne ogni anno anche in Italia; di femminicidio si è parlato nel ridotto del teatro cittadino, con relatrici Elena Guerreschi, presidente dell’Associazione Aida (Incontro Donne Antiviolenza), la Dott.ssa Giulia Cristina (Commissario Capo della Polizia di Stato) e il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli.
“Sicuramente questa è un’occasione importantissima ed eccezionale – commenta Guerreschi -: personalmente, ringrazio il teatro per aver voluto organizzare un talk di questo tipo per approfondire una tematica che la ‘Carmen’ ci ha proposto in modo magistrale; oggi siamo qui a sviscerare nei suoi aspetti più concreti l’argomento”.
“Tanto c’è voluto per riuscire a capire che ciò che accade a Carmen non è normale – spiega – non è giusto: ha un nome e si chiama violenza, è un reato; noi finalmente lo abbiamo compreso e siamo stati in grado di strutturare un mondo, una cultura e una normativa che sia in grado di proteggere le donne e fare in modo che possano conquistare la loro libertà non ha prezzo della loro vita; come accade a Carmen“.
E se dei passi avanti sono stati fatti, quali altri servono oggi?
“Senza dubbio – aggiunge la presidente di Aida – bisogna perseverare: questo evento, per esempio, di sensibilizzazione è molto importante perché va in questo senso. Ci stiamo attrezzando, quello che manca è fare in modo che la cultura della non violenza diventi radicata all’interno delle persone, delle famiglie, degli uomini e delle donne e soprattutto che gli uomini e le donne di oggi e del futuro sappiano riconoscerne i segnali, prevenirli ed evitare di cadere in questa trappola“.
Andrea Colla