Cronaca

A processo per violenza, la moglie
in aula: "Mi perseguita ancora"

La vittima, una donna indiana, ha raccontato di un incubo fatto di percosse, minacce, insulti e di persecuzioni che ancora non si sono concluse, nonostante le misure cautelari.

Calci, pugni, schiaffi, minacce di morte, percosse, insulti a ripetizione nei confronti della giovane moglie: un copione ormai noto, anche se ogni volta cambiano gli attori.

Al banco degli imputati lui, il presunto carnefice, un indiano di 38 anni, difeso dall’avvocato Raffaella Parisi. A quello dei testimoni lei, la vittima, sua connazionale, che davanti al collegio dei giudici ha raccontato il proprio personale film dell’orrore, del quale ancora non si vedono i titoli di coda.

Come è emerso durante il processo, infatti, la donna, che da giugno 2024, quando ha sporto denuncia, si trova in una casa protetta, negli ultimi mesi è stata rintracciata dall’ex, destinatario di un divieto di avvicinamento. L’uomo si sarebbe procurato il numero di telefono della vittima, rendendole noto, attraverso dei messaggi, di sapere dove abita e dove parcheggia l’auto. Le avrebbe inviato una fotografia del mezzo, parcheggiato lungo la via. L’avrebbe addirittura intercettata all’esterno del rifugio, costringendola a scappare. L’ultimo messaggio che le ha mandato, risale a una settimana fa.

Insomma, una situazione di costante minaccia che ha indotto l’avvocato della donna, Elena Guerreschi, che è anche presidente di Aida – Associazione aiuto donne anti-violenza – a presentare denuncia per aggravamento della misura cautelare a cui l’uomo è attualmente sottoposto.

Ma l’incubo era iniziato anni prima, quando il marito, a causa dell’abuso di alcol e droghe, si era rivelato un orco. Molti gli episodi elencati nel capo di imputazione.

Nel racconto esposto davanti ai giudici, si parla di vere e proprie aggressioni, che si sono intensificate negli ultimi anni. Momenti di violenza inaudita, in cui la donna veniva presa a calci e pugni, anche davanti ai due figli minorenni, rimasti vittima a loro volta, in uno degli episodi, della furia del padre.

C’erano state le minacce di dare fuoco all’abitazione. C’era stato un episodio in cui l’uomo l’aveva segregata in casa per due settimane, requisendole il telefono cellulare e impedendole di avere contatti con il mondo esterno. Un’altra volta lui aveva lanciato bottiglie contro moglie e figli. A far scattare la violenza erano spesso futili motivi, o l’effetto dell’alcol e delle sostanze.

L’episodio culminante era stato a metà giugno del 2024, quando, in preda alla rabbia, l’uomo aveva strappato i vestiti indossati dalla moglie, aveva distrutto quelli presenti nel suo armadio, aveva minacciato di accoltellarla e l’aveva nuovamente aggredita.

Il processo è stato ora rinviato al 17 novembre.

Laura Bosio

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