Legionella alla locanda, processo
"Non ci fu incuria, germe infido"
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“La legionella è un germe molto infido, e un metodo infallibile per debellare completamente questo batterio non esiste“. Lo ha detto oggi in aula Giuseppe Alì, direttore del Dipartimento di medicina legale dell’Inail di Brescia sentito come testimone della difesa nel processo contro la titolare di una struttura ricettiva della provincia di Cremona accusata di omicidio colposo per aver provocato la morte di un’ospite di 82 anni cremonese che aveva contratto la legionella. Il 22 dicembre del 2021, la donna, rimasta vedova, aveva venduto la sua casa e nell’attesa di trasferirsi a Pisa dalla figlia aveva soggiornato con lei nella camera numero 4 della struttura dal 13 al 15 gennaio del 2022, giorni in cui era in corso il trasloco. Una volta a Pisa, la donna si era sentita male. Le sue condizioni erano precipitate e a nulla erano valsi i tentativi di salvarla da parte dei medici dell’ospedale di Pisa dove l’82enne era deceduta il 27 gennaio successivo.
La morte, come confermato anche oggi in aula dal professor Alì, era sopraggiunta a causa di una polmonite provocata dalla legionella. “Suggestivo“, ha affermato poi il medico, che anche nella casa confinante alla struttura sia stata rilevata la presenza del batterio. Ad aprile del 2022, nella casa vicina, si era ammalato anche un ottantenne, ricoverato in ospedale e risultato positivo alla legionella. “Per fortuna mio padre si è salvato“, ha raccontato oggi in aula la figlia dell’anziano. “Subito dopo erano scattati i controlli e Ats aveva effettuato dei prelievi a casa dei miei genitori, sia all’interno che nel cortile dove c’era il rubinetto per il giardinaggio”. In seguito agli accertamenti era emerso che il batterio era presente in una minima componente in cucina, mentre in alte quantità nel rubinetto del cortile che era stato inutilizzato per molto tempo e che da poco il padrone di casa aveva iniziato a riutilizzare.

Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Curatti, l’imputata “ha fatto tutto ciò che poteva fare per cercare di prevenire ed evitare qualsiasi rischio di contagio. C’era la presenza del registro di controllo della legionella; c’era un rapporto negativo sulla ricerca del batterio, è documentato che per il controllo e la verifica del funzionamento degli impianti la titolare si era rivolta ad un’impresa specializzata che aveva anche fatto la manutenzione ordinaria; nel registro di controllo della legionellosi era presente una tabella chiamata spurgo dei punti terminali non utilizzati o poco utilizzati, e il 15 novembre del 2021 era stato effettuato uno spurgo di acqua della camera 4”.
I controlli, i campionamenti e gli spurghi, così come testimoniato oggi dai testimoni della difesa, tra cui la madre della titolare, che lavora nella cucina della struttura, e il tecnico degli impianti di disinfezione, c’erano stati. “La mia cliente”, sostiene l’avvocato Curatti, “aveva coscienza del rischio, e ha posto in essere le cautele preventive adeguate, anche se non è possibile in alcun modo debellare e prevedere al 100% il rischio della legionella“. Affermazione condivisa anche dal medico Giuseppe Alì. “Non parlerei di incuria da parte della titolare, i controlli sono stati fatti“, ha detto il medico, rispondendo ad una domanda della difesa. “Che poi la provenienza del batterio possa essere ricondotta alla rete idrica, questo non si sa“.
L’imputata si difenderà il 22 gennaio. Per quella data è prevista anche la sentenza.
Sara Pizzorni