Foti: "Dall'epoca dell'incertezza
all'epoca della speranza"
Ospite all’assemblea dell’Associazione Industriali Cremonese il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR Tommaso Foti. L’intervista di Giovanni Palisto
Oggi a Cremona per questo incontro: i temi non mancano, ci avviciniamo alle scadenze del PNRR, quindi forse c’è un po’ di tensione nel suo ministero, si riuscirà a raggiungere gli obiettivi?
Gli obiettivi sono anche frutto dell’impegno di tutti i soggetti attuatori, quindi il mio appello è quello di accelerare più possibile quelle che sono le attività che vanno realizzate, avendo chiaro che non ci saranno proroghe di nessun tipo e quindi bisogna avere il coraggio e la capacità di ottimizzare i tempi.
Più di un esponente degli industriali si punta ancora una volta il dito sul costo dell’energia elettrica in Italia.
Questo è un tema che è italiano ma anche europeo, noi sappiamo bene come i costi dell’energia, soprattutto per le aziende energivore, incidano. Non a caso anche a livello europeo abbiamo cercato di inserire alcuni filoni delle imprese energivore all’interno di un meccanismo che consenta di poter accedere ad aiuti che non siano qualificati come aiuti di Stato, perché diversamente non si potrebbero fare. Dopodiché a breve dovrebbe esserci da parte del Ministro Frattin un decreto che va nella direzione di parzialmente andare incontro alla richiesta di un minor costo dell’energia.
“L’epoca dell’incertezza” è il titolo dell’incontro di oggi, è un’incertezza data anche da un momento economico non particolarmente brillante, qualcuno dice che se non ci fosse il PNRR l’Italia sarebbe già in recessione.
Iniziamo a dire che questo titolo, “l’epoca dell’incertezza”, vale per l’Italia, vale anche per l’Europa, anzi forse vale più per l’Europa che per l’Italia, visto che noi abbiamo un governo che è da tre anni stabilmente in sella, mi pare che da altre parti vi sia molta più incertezza sotto il profilo del governo di quei paesi. Dopodiché non dobbiamo dimenticare anche alcuni fattori importanti, ad esempio la situazione dell’economia tedesca, perché è chiaro che una parte significativa del fatturato delle imprese italiane passa anche per la Germania e quindi una situazione che si protrae ormai da due anni in Germania ha anche dei riflessi sull’Italia. Non dimentichiamo che ci troviamo in una situazione molto particolare dove anche i dazi hanno dato una spinta negativa, almeno sotto il profilo psicologico, a quello che sarà il futuro, e sotto questo profilo penso che bisogna passare dall’epoca dell’incertezza a quella della speranza.
Ultima battuta riguardo ovviamente l’Europa: molti guardano con speranza, le critiche non mancano, si parla molto di questo blocco dato dai veti incrociati dei vari paesi; secondo molti andrebbe superato per evitare la richiesta dell’unanimità di fronte a scelte importanti.
In realtà io cercherei di invertire il tema, perché quando l’Europa si è data la regola dell’unanimità, il pensiero vero dell’Europa era che se siamo d’accordo sui valori comuni non possiamo non essere d’accordo sulle conseguenze dei valori comuni. Allora forse è più importante iniziare a chiedersi perché l’Europa non riesce a essere unanime: forse perché vi sia la tendenza a far privilegiare all’interno dell’Europa uno spirito di bandiera nazionale anziché uno spirito europeo, forse perché tutti legittimamente, ma forse molto più intensamente del passato, sono legati a difendere l’orticello nazionale piuttosto che allargare lo spettro della propria azione in ambito europeo. Ecco allora, non è un problema di meccanismo di voto, è un problema di ruolo dell’Europa e all’interno dell’Europa.