Cronaca

"Mai detto meridionali di m..."
82enne: "Travisate le mie parole"

Non li ho neanche mai chiamati terroni. Non è nelle mie corde. Semmai meridionali, ma era così… non hanno il senso dell’umorismo, hanno travisato tutto“. Si è difesa oggi, in aula, Giuliana, 82 anni, finita a processo per stalking condominiale e violazione di domicilio nei confronti di un’intera famiglia: Renato, 57 anni, la moglie Veneranda, 54 anni, e la loro figlia Virginia, 23 anni.

“Ci diceva ‘meridionali di m…’“, avevano raccontato le presunte vittime. “Mi diceva ‘stregassa, brutta stregassa, stregassa’“, aveva riferito Veneranda. “Adesso ammazzo te e la tua famiglia, così mi si libera l’appartamento‘”. “Avevamo paura di lei“, aveva detto ancora la 54enne. “Io avevo rispetto, perchè è anziana, ma lei ha sempre avuto un atteggiamento da prepotente. Diceva che il meridione doveva bruciare e che lei era la padrona e che comandava lei”.

Nel processo, la coppia e la figlia si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Paolo Carletti, mentre l’imputata è assistita dall’avvocato Luca Curatti.

La vicenda aveva avuto eco nazionale e aveva coinvolto anche il sindaco di Bari Antonio Decaro, al quale Veneranda aveva scritto una lettera, spiegandogli la situazione e dicendosi “fiera di essere di Bari”. “Tra le invettive di cui siamo oggetto”, aveva scritto la donna, “c’è l’essere meridionali, e soprattutto di Beri (così ci ha apostrofato, storpiando il nome della nostra città)”.

Giuliana è una ex insegnante di inglese delle superiori, proprietaria della casa di via Cadolini a Cremona che aveva dato in affitto alla famiglia.

“Li conosco da venti e passa anni”, ha raccontato l’anziana, figlia di una generazione abituata alle regole, “e ho cercato di creare rapporti pacifici e sereni, li ho trattati come gli altri inquilini, ma comunicare con quelle persone era sempre più difficile. A un certo punto Veneranda non mi salutava neanche più. Mi accusavano di avercela con loro, ma io ho fatto un esame di coscienza davanti a queste accuse pazzesche. Secondo me si sono comportati così per questioni economiche“.

L’avvocato Curatti

“Siamo andati ad abitare lì nel 2011”, aveva spiegato Veneranda. “Con la signora non abbiamo mai avuto problemi, c’erano rapporti di normale vicinato. Fino al 20 marzo del 2022. Era una domenica. Stavo stendendo il bucato sul balcone, quando lei mi ha detto: ‘Tu lavi sempre perchè hai i pidocchi, meridionale di m…, vai a vivere in carcere‘. A quel punto ha preso uno spruzzino e me l’ha spruzzato in faccia. Non ci vedevo più, mio marito ha dovuto portarmi al pronto soccorso. Lei mi insultava, continuava ad infierire, a screditarmi, ad umiliarmi come donna, come madre e come lavoratrice, continuava a dirmi che venivo da Beri, storpiando il nome”.

“Loro facevano la lavatrice cinque volte al giorno“, si è difesa l’imputata. “Lasciavano stesa la biancheria anche quando era asciutta e si sentiva l’odore del detersivo puzzolente. Non riuscivo a tenere aperte le finestre. Li sollecitavo a ritirare il bucato, ma mi ignoravano completamente“. In aula, Renato aveva ricordato di quando l’anziana, mentre loro erano a tavola, aveva usato un tubo per l’irrigazione per bagnare i panni stesi della famiglia, e al suo arrivo sul balcone lo aveva bagnato dalla testa ai piedi, dicendogli che lui era un dittatore come Putin, che l’acqua era santa e che gli avrebbe fatto solo bene.

“Mi è scappata un po’ d’acqua”, si è giustificata Giuliana, che sul portoncino di casa degli inquilini o sul balcone aveva appeso dei cartelli con regole e divieti relativi alla gestione della casa, come ad esempio togliere il bucato entro le 11 del mattino e mantenere ordine e pulizia. “Li ho scritti”, ha detto la padrona di casa, “perchè non riuscivo a comunicare con loro. Non erano mai disponibili, non c’era la volontà di collaborare“.

L’avvocato Carletti

L’anziana è anche accusata di essere entrata nell’abitazione della famiglia, sfruttando l’ingresso in casa di alcuni operai, chiamati dalla stessa padrona di casa per effettuare dei lavori di manutenzione alle persiane nell’abitazione dei suoi vicini. In quell’occasione si sarebbe lamentata di come era tenuto l’alloggio. “Diceva che sarebbe stato meglio affittarlo a dei romeni”, aveva spiegato Renato. “Ho sempre suonato per avvertire“, si è difesa l’imputata. “Dovevo controllare i serramenti che dovevo pagare. E non è vero che sono andata in giro per la casa“.

Al giudice, Veneranda aveva riferito di un altro episodio accaduto il primo luglio del 2022, quando l’imputata l’avrebbe spintonata facendola cadere a terra e poi le avrebbe tirato i capelli nel tentare di chiudere il portone del condominio. Oggi una testimone ha raccontato di essere passata e di aver visto Veneranda a terra con le gambe dentro al portoncino. “C’era qualcuno che continuava a sbattere la porta con un’ostinazione impressionante, ma non sono riuscita a vedere chi c’era dall’altra parte”.

In merito, Giuliana, che ha sostenuto di essere stata in cortile a fare le pulizie, ha riferito di aver visto Veneranda lasciare il piede all’interno del portoncino e buttarsi a terra, chiedendo aiuto e dicendo che lei l’aveva aggredita. “Sono rimasta inebetita”. “Sono io, invece, ad essere stata aggredita da lei“, ha spiegato Giuliana. “E’ successo l’8 giugno del 2022. Avevo suonato e chiesto di controllare il lavoro del falegname, ma lei è uscita come una furia e mi ha aggredito con una forza tale da farmi cadere. Mi sono sentita in dovere di denunciarla”. In tribunale, Veneranda dovrà rispondere di lesioni nei confronti di Giuliana, mentre il marito Renato di minacce.

Il processo nei confronti dell’anziana è stato invece aggiornato al 10 aprile per sentire gli ultimi testimoni. Per quella data è prevista anche la sentenza.

Sara Pizzorni

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