Economia

Foti agli Industriali: "L'Europa?
Bella quando ne parli in astratto"

L'intervento conclusivo del Ministro per gli Affari Europei all'Assemblea annuale degli Industriali di Cremona

Il Ministro Tommaso Foti (Affari Europei e Pnrr) intervistato da Nicola Porro (Foto Studio B12)

Una manovra volutamente leggera per consentire all’Italia di uscire anticipatamente dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La legge di Bilancio da poco varata dal Governo Meloni è stato il primo dei temi affrontati da Tommaso Foti, Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, nell’intervista che ha concluso l’assemblea dell’Associazione Industriali di Cremona.

“Rientrare dall’infrazione significa potere avere nel futuro spazi di bilancio che oggi non abbiamo“, ha spiegato, aggiungendo che comunque, “25 miliardi di euro assegnate per opere ai Comuni”, è una somma non indifferente entrata nell’economia reale.

E se l’ex commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, parlando poco prima alla stessa platea, aveva indicato nell’Europa il solo baluardo contro la legge dei più forti nell’economia globale, il ministro del Governo Meloni ha uno sguardo molto meno tenero verso Bruxelles.

A proposito del Pnrr, ha ricordato che 72 miliardi di euro sono a fondo perduto, “ma gli altri 122 miliardi sono un debito che andrà restituito, a tasso meno favorevole rispetto all’epoca della pandemia. Ecco perchè non abbiamo fatto una manovra da 30 miliardi”.

Ha poi criticato, a proposito dell’utilizzo dei fondi Pnrr, la giungla di vincoli a cui sono sottoposti gli interventi, citando ad esempio il principio del DNSH, dove si prescrive che gli interventi attuati con quei fondi non  debbano arrecare un danno significativo agli obiettivi ambientali. Con la conseguenza che “noi diamo 25 miliardi di euro ai Comuni, ma poi i Comuni non riescono ad asfaltare una strada perché si ritiene che sia un’operazione che è ambientalmente dannosa. Non penso che riqualificare strade e ponti inadeguati sia sbagliato”.

Tante le critiche rivolte all’eccesso di burocrazia europea, tema che ha strappato applausi alla platea: “L’Europa è bella quando ne parli in astratto, ma poi è un insieme di regole e non è un caso che nei giorni scorsi 22 dei 27 capi di stato abbiano chiesto al presidente del Consiglio europeo Costa che entro febbraio 2026 si debba avere il quadro di tutta la normativa inutile ed eccessiva”. Insomma, un “circuito infernale di Commissione, Parlamento europeo, Consiglio europeo”.

Ha poi citato i successi di Giorgia Meloni nel consesso europeo, facendo ad esempio diventare il tema degli immigrati un tema che interessa tutta l’unione e non più solo l’Italia. Precisando che  “non siamo contro l’immigrazione, purché sia regolare, in un momento in cui l’industria chiede competenze crescenti”.

Quanto alla proposta di Eurobond caldeggiata da Gentiloni, Foti ha ricordato che il primo ad averla proposta fu, in tempi lontani e contesti diversi, Tremonti, ma sul debito comune conferma grosse perplessità del centrodestra, come pure sulla questione del diritto di veto, che Meloni non ritiene opportuno modificare.

Grande consenso hanno riscosso le parole di Foti in tema di nucleare. “Si può fare il nucleare che c’è, se aspettiamo quello di quinta generazione stiamo qui ancora 20 anni a parlare di costi dell’energia. Ci vuole coraggio da parte di tutti. A Caorso  ancora oggi c’è del personale, ma è fermo dal 1987 a causa di un referendum ideologico”, ha detto, “e che è stato ripetuto in un modo ancora più ideologico. Noi sappiamo di essere circondati da Paesi che utilizzano il nucleare e da cui acquistiamo energia, mentre noi non la vogliamo e in questo siamo un po’ ipocriti. Questa scelta va fatta oggi e con l’impegno di tutti. Non ricordo molti che si opposero ai due referendum sul nucleare. L’energia non è di destra o di sinistra”.

In vista c’è anche la novità di prossima introduzione del “prezzo regionale dell’energia” in virtù di una disposizione europea. La domanda di energia è destinata ad aumentare nei prossimi anni e in particolar modo nelle zone più produttive del paese, come la Lombardia, dove è concentrata la maggior parte dei data center. Ebbene proprio qui, avvisa Foti, “si rischia di avere una tassazione ancora maggiore per le imprese e le famiglie”  per effetto del prezzo calcolato su base regionale.

“Il Green Deal non piace più neanche nel paese di chi in origine lo propose (l’olandese Timmermann ha perso il 20%)”, ha detto ancora il ministro, “è un patto ideologico che prescinde dalla neutralità tecnologica e vuole consegnare l’Europa alla deindustrializzazione”. 

Sull‘automotive Foti ha ammesso di non essere ottimista: “Abbiamo voluto fare un passo più lungo della gamba non avendo le tecnologie, ma pensando di riuscire, con le nostre capacità, di superare un deficit che è difficile da colmare”
Occorre reagire di fronte a un mondo che sta cambiando rapidamente, con l’Occidente “abbandonato dagli USA e una sovraproduzione cinese che finirà in Europa” e quindi è opportuno pensare a delle contromisure adeguate a difesa delle economie del vecchio continente, anche in relazione al fatto che tante merci importate provengono da Paesi che non rispettano le norme a cui sono tenute le imprese europee. E citando Draghi, ‘i primi dazi dell’Europa sono quelli che si è auto imposta”, ha concluso Foti.
GB

 

 

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