Presentato il Cremona Pride 2026:
il 30 maggio la terza edizione
La conferenza stampa ha svelato data e obiettivi del Cremona Pride 2026, sottolineando l'importanza di un percorso inclusivo che coinvolga associazioni e studenti
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Il Cremona Pride 2026 si terrà sabato 30 maggio, ma ciò che l’associazione ha voluto ribadire prima di tutto, nella conferenza stampa di presentazione, è che il Pride “non è solo un giorno, è un percorso”, fatto di assemblee, eventi culturali, coinvolgimento delle scuole e costruzione di una rete cittadina che cresce anno dopo anno.
Guidati dal presidente Massimiliano Masperi, dal vicepresidente Matteo Rastelli e da Chiara Pedroni, presidente Arcigay, gli organizzatori hanno presentato obiettivi, visione e primi dettagli dell’edizione 2026, la terza nella storia cremonese.
Rastelli ha aperto l’incontro riportando il Pride alle sue radici: i moti di Stonewall del 28 giugno 1969, “un punto di non ritorno che ha trasformato la protesta in affermazione collettiva”. Il Pride, ha ricordato, è visibilità, “contro l’invisibilizzazione sociale”; orgoglio, “contro la vergogna e lo stigma”; affermazione, “contro l’oppressione”; ma anche lotta e, allo stesso tempo, gioia.
“L’obiettivo è costruire un’organizzazione sempre più conosciuta, strutturata e capace di coinvolgere associazioni, istituzioni, volontarie e volontari, studenti e studentesse – ha sottolineato il presidente Masperi ponendo il focus sul lavoro che sta dietro alla manifestazione -. Il Pride è di tutti”. La scelta di anticipare la data al 30 maggio nasce dalla volontà di permettere una partecipazione più ampia possibile, soprattutto da parte dei giovani, e per questo da gennaio inizierà un ciclo di assemblee mensili aperte.
Il percorso 2026 non è ancora approvato in via definitiva, ma l’associazione ha scelto di riproporre un tragitto già collaudato, migliorandolo dove necessario: un equilibrio tra accessibilità, lunghezza e punti di interesse cittadini. In programma anche collaborazioni con università, scuole, associazioni studentesche, e progetti dedicati all’ambiente, alla salute e alla prevenzione, in sinergia anche con la Rete Antidiscriminazione di Cremona.
Tra le collaborazioni acquisite negli anni quelle con Arcigay, PAF, Amici di Robi e Tanta Robba, a cui si aggiungeranno realtà nuove come Crema Pride e il collettivo di Casalmaggiore, insieme alle associazioni universitarie. Il Pride punta anche ad avviare una raccolta fondi strutturata, “per rendere la manifestazione sempre più solida e partecipata”.
Chiara Pedroni ha ricordato l’importanza del Pride come momento educativo e culturale, soprattutto per le nuove generazioni: “Vero che il mese del Pride è giugno, proprio perché ci si rifà ai moti di Stonewall, però è da anni che alcune realtà e alcune città iniziano a fine maggio. Noi abbiamo scelto questa data per raccogliere gli studenti, ma anche per una questione di clima”.
“Stiamo cercando di essere più aperti possibili con chi è aperto verso di noi”, ha concluso Masperi. C’è spazio anche al tema della salute con le collaborazione con l’associazione Fast-Track Cities e con la rete antidiscriminazione, per sostenere percorsi di tutela e prevenzione che riguardano in particolare le persone LGBTQIA+ e le persone che vivono situazioni di marginalità o solitudine.
La conferenza si è chiusa rimarcando il messaggio di Joe Jervis, attivista per i diritti gay: “Ci volevano invisibili. Non lo siamo. Balliamo”.
Cristina Coppola

