Condanna all'ex appuntato: 'Necessità di avere benefici personali e lavorativi'
Arresti illegali e finti arresti per resistenza a pubblico ufficiale, fino alle minacce per ottenere il nome del pusher. Tutto per ottenere vantaggi per la propria carriera. Sono le accuse mosse all’ex appuntato dei carabinieri di Vescovato Massimo Varani.

Arresti illegali e finti arresti per resistenza a pubblico ufficiale, fino alle minacce per ottenere il nome del pusher. Tutto per ottenere vantaggi per la propria carriera. Sono le accuse mosse all’ex appuntato dei carabinieri di Vescovato Massimo Varani, condannato lo scorso 10 marzo dal gup Andrea Milesi ad una pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione per tentata concussione, calunnia, atti falsi e arresto illegale in concorso con il maresciallo Andrea Grammatico, vice comandante della stazione dei carabinieri di Vescovato, attualmente sotto processo. Nella motivazione della sentenza il gup scrive: “E’ notorio che l’arresto in flagranza per ogni appartenente alle forze dell’ordine apporta benefici di natura personale a chi lo pone in essere, costituendo uno dei parametri che, assieme ad altri, vengono tenuti in considerazione nelle decisioni dei superiori circa la progressione di carriera, la destinazione a sedi prestigiose o l’attribuzione di incarichi di grado superiore, nonché vengono valutati e considerati esplicitamente nel curriculum della carriera militare in quanto riportati nelle note caratteristiche dello stesso”. “D’altra parte”, si legge ancora nella motivazione, “è dalle stesse parole del Grammatico e del Varani che emerge impellente la voglia e la necessità di ottenere questo tipo di beneficio di natura personale, sia sotto l’aspetto strettamente lavorativo che sotto quello mediatico e di notorietà del tessuto sociale circostante”. E ancora il gup cita un’intercettazione ambientale tra maresciallo e appuntato del 29 agosto del 2014. Sull’auto di servizio, nella quale era stata piazzata una cimice, i due militari commentano una operazione del Nucleo radiomobile di Cremona, culminata nell’arresto di cinque persone. Grammatico: “Hanno arrestato quattro, cinque persone… sei persone”. Varani: “Eh…ci hanno battuto, vaffan…”. Grammatico: “Non c’hanno battuto, non ti preoccupare…noi siamo a otto, loro stanno a sette…non c’hanno battuto”. Varani: “Meno male, se no stanotte non dormivo…”.
Il 18 aprile del 2015, Grammatico e Varani vengono inviati a Robecco d’Oglio per una lite in famiglia tra indiani e arrestano un uomo per violenza sessuale ai danni della cognata e resistenza a pubblico ufficiale. Nell’annotazione scrivono che lo straniero li ha aggrediti e che ha rilasciato una sorta di confessione sulla violenza alla cognata, condita di offese alle donne. Ma le intercettazioni ambientali li hanno smentiti. Scrive il giudice: “Particolarmente significativo è il fatto che, per rendere ancora più grave la posizione dell’indiano, i due abbiano appositamente inserito le offese rivolte al genere femminile, sapendo che in quel momento il pm di turno era la dottoressa Patelli, che avrebbe potuto risultare maggiormente suscettibile a questo genere di imprecazioni e che, di conseguenza, avrebbe con maggior convinzione assecondato la richiesta di convalida dell’arresto eseguito”.
Sara Pizzorni