A2A sempre meno italiana (anche grazie a vendite azioni di Cremona, Crema e Lodi)
Enti locali sempre meno presenti nella compagine azionaria di A2A, il colosso energetico in cui è entrata a far parte anche Cremona, attraverso Lgh, partecipata da Aem. Le notizie circa i soci presenti all’ultimo bilancio approvato dalla società bresciano – milanese, apparse sul Sole 24Ore, parlano di un’azienda in ottima salute e con la prospettiva di ulteriori acquisizioni – Lgh è stata la prima; ma nel mirino ci sono Acsm-Agam (Como e Monza), Aspem Varese, Lario Reti Holding Lecco e Azienda Energetica Valtellina e Valchiavenna – ma anche di un crescente peso specifico degli investitori istituzionali e in particolare dei fondi, a cui ormai fa capo il 17,3% del capitale complessivo. Una presenza che era invece del 13,4% lo scorso anno e del 10,3% nel 2015.
“Tra i 536 fondi presenti nell’assise – scrive il quotidiano di Confindustria – che hanno comunque sempre votato allineati ai Comuni di Milano e di Brescia, spiccano soprattutto grossi investitori esteri come Norges Bank, Invesco e Merrill Lynch (tutti con partecipazioni attorno all’1%) mentre con quote inferiori, di poco sopra lo 0,5%, ci sono Jp Morgan e Vanguard; più indietro gli investitori italiani con Ubi Pramerica, Eurizon, Arca e Fideuram”.
Milano e Brescia per ora mantengono il 50% del capitale, ma non hanno mai fatto mistero di considerare possibile una discesa sotto tale quota.
Il contributo alla crescita dei fondi è stato dato, anche se in misura di qualche zero virgola, dalle municipalizzate di Cremona, Crema e Lodi, che hanno subito venduto al quota di azioni A2A ricevute come corrispettivo della partnership con Lgh. Come riepiloga Fiorella Lazzari, consigliere di Lgh e vicepresidente di Aem, “la quota spettante ai soci Lgh venne conferita per metà cash e per metà in azioni A2A. A Cremona toccarono circa 30 milioni complessivamente. La vendita della componente azionaria venne fatta quasi subito dopo il closing del 4 agosto 2016, come parte del percorso di risanamento del debito”. D’altra parte, se anche Cremona si fosse tenuta quelle azioni, non sarebbe cambiato granché: sarebbe lo 0,3% di A2A, tanto quanto il peso tuttora mantenuto da Rovato attraverso Cogeme l’unica municipalizzata che si è tenuta in tasca le azioni, oltre ad Asm Pavia.
Grazie a quei trenta milioni ricorda Lazzari, e alla cessione delle reti idriche a Padania Acque, oltre ad altre operazioni sulle partecipate messe in campo dal Comune, oggi il debito di Aem si è ridotto a circa 8 milioni, dai 110 che erano due anni fa. Questo il risultato che viene posto sopra ad ogni altra considerazione dalla maggioranza che guida l’azienda di viale Trento e Trieste.
E il territorio che pesa sempre meno, in una multiutilty sempre più internazionale? Lazzari non si sottrae alla domanda. “Il confronto tra il prima e il dopo – spiega – lo devi fare sui servizi, che sono rimasti sul territorio, e il cui mantenimento sarebbe stato tutt’altro che scontato senza quella operazione di risanamento. Pensiamo ad esempio a LineaCom. Lgh era sul punto di venderla, con l’ingresso di A2A la si sta potenziando, sta contribuendo in modo significativo allo sviluppo della città (pensiamo al polo tecnologico di cui è parte integrante) e porta valore e lavoro al territorio. Da A2A si è ottenuto mantenimento degli sportelli e delle sedi societarie già insediate e prospettive di crescita. Al di là delle teorie, i fatti concreti sono questi”.
g.biagi