'Juliette': sul tavolo dei ministeri Interno e Difesa la richiesta di risarcimento
Stanno per arrivare sul tavolo del ministero della Difesa e di quello dell’Interno la richiesta di risarcimento riguardante un aspetto del procedimento sul giro di droga e prostituzione nel locale cremonese Juliette. I due ministeri erano stati chiamati in causa come responsabili civili dall’avvocato Ugo Carminati, parte civile contro l’ex maresciallo Andrea Grammatico, ex vice comandante dei carabinieri di Vescovato condannato lo scorso 29 maggio a dieci anni e quattro mesi di reclusione. Tra i vari reati a lui contestati c’era anche la parte relativa agli arresti illegali. Nella sentenza, il collegio dei giudici aveva condannato lo stesso Grammatico e i due ministeri a risarcire con una provvisionale di 6.000 euro la parte civile, rappresentata, attraverso l’avvocato Carminati, da Amritpal Singh, il 36enne indiano che il 30 gennaio scorso era stato assolto con formula piena dall’accusa di tentata violenza sessuale nei confronti della cognata di 27 anni. In queste ore il legale di parte civile ha inviato copia della sentenza di condanna ai due ministeri. Un’altra dovrà essere notificata anche all’ex militare.
L’episodio relativo all’indiano risale al 18 aprile del 2015 a Robecco d’Oglio, quando il 36enne era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale dall’allora vice comandante della compagnia di Vescovato e dal suo collega, l’ex appuntato Massimo Varani, quest’ultimo processato con il rito abbreviato e condannato a tre anni e otto mesi di reclusione. Quella sera Singh aveva dato in escandescenze dopo un litigio con la moglie che lo accusava di aver fatto pesanti avances sessuali alla sorella. Alterato e su di giri, l’uomo aveva reagito violentemente, sfasciando l’anta di un mobile, sferrando un pugno alla tv e rompendo i vetri dell’auto con il casco. “Mia cognata non l’ho mai toccata”, aveva giurato lo stesso Singh, sentito nel processo ‘Juliette’.
Ma nel verbale dei due carabinieri si parlava anche di violenza domestica. Nel processo ‘Juliette’ la moglie dell’indiano aveva raccontato di essere stata chiamata all’una di notte dai due carabinieri intervenuti ore prima nella sua abitazione che le chiedevano di andare in caserma per sporgere denuncia contro il marito. “Io non volevo”, aveva detto la donna, “e poi non potevo comunque andare perché avevo la macchina rotta. Ma i carabinieri mi hanno detto che ero obbligata a sporgere denuncia e che mi sarebbero venuti a prendere loro”. L’indiano era stato fermato dai due militari nel tragitto tra la cascina dove lavora e la sua abitazione. “Il maresciallo ha cominciato a picchiarmi”, aveva riferito Singh ai giudici, “ma prima mi ha messo le manette con le mani dietro la schiena. Poi pugni in faccia. Gli ho chiesto di parlare con me, ma lui era troppo impegnato a picchiarmi. Ero in lacrime, e lui rideva. Da Robecco a Cremona mi ha preso per il collo e mi ha schiacciato la testa sul freno a mano con forza, poi gli ho detto che mi mancava il respiro e mi ha lasciato. Quando sono rimasto da solo con lui, mi ha colpito con il manganello. Io contro di loro non ho mai reagito”.
Dunque a Singh era stata addebitata anche la violenza sessuale sulla cognata. Un’accusa, in seguito riqualificata in tentata violenza, dalla quale il 36enne era stato assolto. I due ministeri erano stati citati come responsabili civili in quanto Grammatico, al momento dei fatti, aveva agito in qualità di militare in divisa e con la macchina di servizio; il secondo, per il ruolo di agente di pubblica sicurezza che dipende direttamente dal ministero dell’Interno.
Sara Pizzorni