Cronaca

La tomba rinvenuta a fianco della Cattedrale appassiona databile a non prima del X s.

Ha suscitato l’interesse di studiosi anche d’Oltralpe il rinvenimento della tomba nel sottosuolo di Largo Boccaccino, a inizio marzo, durante i lavori di scavo per portare il teleriscaldamento in Cattedrale. Da subito, le croci rosse in campo bianco incise sulle pareti di una tomba a camera, avevano fatto pensare alla presenza dei Templari a Cremona, ma questa non è l’unica interpretazione possibile, come del resto avevamo sottolineato (leggi QUI). Ad intervenire con ulteriori ipotesi è ora la funzionaria della Soprintendenza di Brindisi – Lecce e Taranto Serena Strafella, specializzata in questo tipo di iconografia, in un saggio riportato sul sito internet della Soprintendenza di Cremona Lodi Mantova, diretta da Gabriele Barucca.

Innanzitutto la datazione: “La sepoltura con croci dipinte rinvenuta a Cremona in largo Boccaccino  – scrive la studiosa – è  inquadrabile all’interno di una categoria di manufatti diffusi in Lombardia e in altre regioni dell’Italia settentrionale e meridionale dall’età paleocristiana al basso Medioevo, oggetto di studi sistematici intrapresi fin dagli anni Ottanta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, proseguiti con ulteriori approfondimenti negli ultimi due decenni.
Della tomba, rinvenuta priva di resti antropici, restano tre lati, decorati ciascuno da una croce di colore rosso con bracci di uguale lunghezza, patenti, ovvero che si allargano allontanandosi dal centro. Croci di questa tipologia sono molto frequenti nel corso del Medioevo: se ne rintracciano esemplari anche in oreficeria, come ad esempio le croci processionali di Ibligo-Invillino e Santa Maria in Valle (…).

“Nella sepoltura rinvenuta a Cremona, proprio l’estrema semplicità del repertorio decorativo orienta ad un arco cronologico successivo al IX-X secolo.
Per quanto riguarda la tipologia della croce, greca con bracci patenti e monocroma, come abbiamo anticipato, si tratta di un tipo frequente nell’alto e basso Medioevo, ma raramente presente nelle sepolture dipinte. Un’indicazione in più, invece, può venire dalla cromia, dal momento che gli esemplari finora censiti su tutto il territorio italiano, suggeriscono che il monocromatismo sia una caratteristica prevalente a partire dal basso Medioevo, come dimostrano le tombe dipinte di San Giovanni in Conca a Milano, Cesano Boscone, Otranto, Butrio.

“Forse il dettaglio di maggiore interesse della sepoltura di largo Boccaccino risiede nella evidente presenza di incisioni eseguite con uno strumento appuntito sull’intonaco ancora fresco, un particolare che richiama da vicino questo tipo di croci, che talora presentavano, oltre all’alternanza cromatica, anche una linea di demarcazione incisa nell’intonaco fresco, usata come “linea guida” per marcare le due diverse cromie (solitamente rosso e bruno o rosso e giallo ocra).
Nel caso della tomba di Cremona, la presenza di queste incisioni in una croce che in realtà è monocroma, potrebbe indicare un legame, forse non solo cronologico, con una tipologia di croce che tra il IX e l’XI secolo conosce una larga diffusione negli ambienti dell’alto clero milanese e in ambito benedettino”

“La tomba con croci dipinte di Cremona – conclude la studiosa –  presenta ricchi spunti per un approfondimento tematico, che dovrà necessariamente prendere in esame i dati storici e archeologici dell’area. Al momento, l’assenza di altri elementi utili ad un più accurato inquadramento cronologico, come resti ossei o materiale diagnostico all’interno della sepoltura, o di iscrizioni dipinte, la cui analisi paleografica e contenutistica è spesso molto proficua, rende inevitabile usare molta prudenza.
Per tali ragioni, in attesa del completamento dello scavo e di uno studio complessivo che metta a fuoco il contesto anche sotto l’aspetto storico – topografico, è possibile affermare che le caratteristiche della decorazione dipinta, per quanto finora noto sul tema, orientano a ritenere che la sepoltura sia databile non prima del X secolo, né si ravvisano elementi a favore di una presenza templare, pure ipotizzata da fonti locali subito dopo il rinvenimento”. g.b.

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