Economia

Biometano, arriva anche Granarolo
Impianto da 250mc all'ora

A realizzarlo è una società agricola composta da 9 aziende zootecniche del territorio cremonese, sotto l'egida della partnership Gruppo Granlatte Granarolo - Confederazione dei bieticoltori-CGBI.

Foto d'archivio

Mentre a Cremona è in corso di svolgimento l’iter autorizzatorio per l’impianto di biometano di A2A sui terreni accanto al termovalorizzatore, un progetto che ha ricevuto numerose richieste di integrazioni  da parte degli enti (Ats Val Padana, Provincia, comuni limitrofi e lo stesso Comune di Cremona), il colosso del settore lattiero Granarolo annuncia l’arrivo sul territorio provinciale di uno dei primi dei primi tre impianti di biometano agricolo nati dalla partnership con la Confederazione dei bieticoltori-CGBI.

Si tratta di impianti alimentati “esclusivamente con matrici di origine animale e vegetale (effluenti zootecnici e colture di secondo raccolto)”, si legge in un comunicato.

“Insieme agli altri due impianti di Mantova e Brescia – continua – si parla di un investimento complessivo di 35 milioni di euro per una capacità produttiva annua di 6,5 milioni di metri cubi di biometano frutto della digestione anaerobica: sono questi gli asset strategici che concorrono allo sviluppo di un sistema produttivo più sostenibile, riducendo l’emissione in atmosfera di 18 mila tonnellate di CO2 l’anno e restituendo al terreno sostanza organica tramite
l’utilizzo agronomico del digestato, prodotto naturale dall’alto valore fertilizzante in grado di sostituire il concime chimico”.

Ogni impianto avrà una capacità produttiva pari a 250 metri cubi/ora, quindi la metà dell’impianto proposto da A2A per Cremona.  Una simile capacità si traduce in oltre 2,1 milioni di standard metri cubi di biometano all’anno; l’impianto di A2A è tarato invece per la produzione di 4,5 milioni di metri cubi/anno di cui una parte destinata all’autoconsumo, quindi  3,5 milioni mv netti. A realizzare l’impianto è la società agricola consortile “Granmetano Cremona”, espressione di 9 allevamenti di bovini da latte. Il 70% del biometano prodotto è ottenuto da deiezioni.

Gruppo Granlatte Granarolo e Confederazione dei bieticoltori-CGBI parlano di questi tre impianti come primo step del progetto “Biometano da filiera”, il cui obiettivo è costruire in tutto 10 nuovi impianti di biometano da nord a sud, in varie regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli e Puglia), per produrre – si legge ancora –  “energia pulita insieme ai fertilizzanti organici e integrare il reddito degli allevatori aderenti al progetto.
I 10 impianti consortili produrranno a regime 30 milioni di metri cubi di metano cioè l’equivalente di ciò che serve in termini di energia termica agli stabilimenti italiani del Gruppo Granarolo, più 500.000 tonnellate annue di fertilizzante naturale, evitando l’emissione in atmosfera di 60.000 t di CO2 equivalenti”.

“Il progetto garantisce alle aziende agricole coinvolte prezzi superiori a quelli medi del mercato per gli insilati, agli allevamenti una maggiore valorizzazione dei reflui e la fornitura del digestato. La nuova società Bio.Methane.Hub assisterà le aziende conferenti nel percorso di transizione energetica, offrendo assistenza tecnico-agronomica e coordinando la logistica”.

“Con la filiera agro-energetica CGBI-Gruppo Granlatte Granarolo, disegniamo sistemi agricoli che ruotano attorno al nuovo impianto di biometano”, sostiene il presidente CGBI Gabriele Lanfredi, “punto di forza è l’aggregazione tra allevatori e agricoltori per la valorizzazione delle produzioni agricole e agroalimentari di qualità, con ricadute positive sul territorio e sull’indotto e una spinta decisiva allo sviluppo delle energie rinnovabili”.

“Progetti di agroecologia come quello che stiamo portando avanti valorizzano il ruolo della cooperativa Granlatte in chiave di sostenibilità ed economia circolare”, dichiara Simona Caselli, Presidente della Cooperativa Granlatte. “Abbiamo di fronte una grande sfida, ridurre l’impatto ambientale delle nostre produzioni, sfruttando nuove tecnologie fino a poco tempo fa non disponibili e un nuovo modello di partnership che consente di ridurre l’impatto delle produzioni, produrre energie pulite e ricavare nutrimento per la nostra terra. La sinergia con CGBI valorizza ulteriormente il modello”.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...