Carceri, "troppi suicidi"
Penalisti in stato di agitazione

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Il direttivo della Camera Penale della Lombardia Orientale “Giuseppe Frigo” ha dichiarato lo stato di agitazione dei penalisti per le condizioni di vita in cui versano i carcerati italiani. “Da gennaio 2024 ad oggi”, si legge ina nota del direttivo, “100 persone detenute ed affidate allo Stato si sono tolte la vita, l’ultimo a Vigevano, era in carcere per una rapina di 50 euro risarciti alla persona offesa. A ciò si sommano i gesti di autolesionismo che quotidianamente si verificano in tutti gli istituti penitenziari e i suicidi di 6 agenti di polizia penitenziaria”.
“Stiamo tenendo il conto di questa tragedia da più di un anno”, ha dichiarato Micol Parati, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema “Sandro Bocchi”. “Tragedia che ha riguardato anche Cremona con il suicidio di un detenuto che si è tolto la vita lo scorso 3 agosto. Anche la nostra Camera Penale sezionale, insieme alle altre, ha organizzato la maratona oratoria, ha aderito all’astensione nel mese di luglio, ha fatto svariati appelli alla politica, non ultimo tramite la presidente della Camera Penale della Lombardia Orientale Maria Luisa Crotti all’inaugurazione anno giudiziario in Corte a Brescia. Fino ad ora i nostri appelli sono stati inascoltati, ci auguriamo che ora i numeri impressionanti dei suicidi portino a qualche intervento, ormai urgentissimo”.

Per la Camera Penale della Lombardia Orientale, “lo spaventoso aumento di questi tragici episodi è ascrivibile a molti fattori, tra i quali spiccano la grave, endemica e costante situazione di sovraffollamento degli istituti e le croniche carenze strutturali e di personale, di ciò sono esempio le carceri del distretto della Corte D’appello di Brescia con indici al di sopra del 200%. La frequenza con la quale si verificano suicidi ed episodi di autolesionismo, le condizioni di vita in carcere, l’alto uso di psicofarmaci e sedativi, l’assenza di lavoro e attività risocializzanti, la cronica mancanza di educatori, medici, psichiatri e agenti,
danno atto di un sistema penitenziario non più rispondente al principio costituzionale di cui all’art. 27 per cui le pene non possano consistere in trattamenti degradanti e contrari al senso di umanità.
La politica si è dimostrata sorda ai costanti richiami fatti dalla società civile, dalle associazioni, dall’Unione delle Camere Penali, dal Presidente della Repubblica e persino e ripetutamente, dal Papa; tutti hanno stigmatizzato e richiamato la politica e
il Governo sulle condizioni inammissibili di esecuzione delle pene, ma nulla è stato fatto. A prescindere dai proclami, nessuna reale soluzione è stata prospettata, circostanza che, nella migliore delle ipotesi, è dovuta a una sottovalutazione del problema e nella peggiore, ad una totale assenza di volontà politica di porvi rimedio. Ciò che tragicamente accade ogni giorno negli istituti penitenziari del nostro Paese sta diventando una abitudine”.
I penalisti non si rassegnano, e chiedono con forza di “tutelare la vita e la dignità delle persone detenute con strumenti previsti dal nostro ordinamento che sono l’unica concreta soluzione possibile per riportare la pena alla legalità. Amnistia, indulto e liberazione anticipata speciale devono essere adottate subito, qui e ora”.
Sara Pizzorni